Una domanda, però, ritorna spesso, tra un video e un dibattito: "Prof, ma come mai, pur sapendo si drogano lo stesso?".
Stiamo cercando la/le risposte.
Attraverso altre domande.
Ho infatti chiesto loro: "Cosa direste ad un ragazzo che...è attratto dalla scappatoia della droga?"
DA RAGAZZI A RAGAZZI.
A voi i testi.
Qui la raccolta; di seguito i singoli testi
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Superman esiste soltanto nei film, non nella vita di tutti i giorni. Nessuno potrà mai salvarti dal tuo destino. Nessun supereroe potrà mai sconfiggere il tuo nemico. Nessuno ti ridarà indietro la tua vita, sei tu il padrone di te stesso. Su quella pasticca è scritto il tuo futuro. Rimarrai completamente solo, la tua unica amica sarà la droga.
Se inietti droga automaticamente diverrà la tua vita, e tu diverrai suo schiavo. Così come un albero non può stare senza le sue radici, tu non saprai stare senza la droga. Lei ti sorreggerà, ti aiuterà ad andare avanti e poi ti ucciderà.
Se inietti droga ti ritroverai in un tunnel senza uscita, avrai l’impressione di restare sempre al punto di partenza. Con tutte le tue forze tenterai invano di raggiungere quel bagliore lontano e inarrivabile. La vita ti sfuggirà dalle dita.
Se inietti droga il tuo corpo inizierà a modificarsi, senza che tu te ne renda conto. Ti troverai davanti allo specchio e non riconoscerai più la figura che ti apparirà davanti. Brucerai venti anni della tua vita in due mesi. Rughe, pelle ruvida, rottura del setto nasale, buco al palato, denti ingialliti, ti renderanno una persona che non sei, una persona orribile.
Con la dipendenza di questa sostanza stupefacente assumerai un carattere che non fa parte di te. Continue paranoie faranno parte della tua vita quotidiana. Sarai irascibile e senza controllo. Se sarà necessario ruberai e ucciderai per averne un’altra dose.
Per quell’attimo di massima felicità, ti risveglierai una mattina tra le sbarre. Quel segno indelebile lascerà un impronta sul tuo corpo e nella tua mente. La tua anima ti volterà le spalle, unendosi alla droga.
Sarai convinto di esser capace di uscire da questo circolo vizioso, perché non considererai il fatto che l’ultimo tiro non sarà mai l’ultimo. Senza rendertene conto il tuo corpo inizierà a morire, ad appassire e a cedere.
Secondo i medici e i ricercatori, non esiste sostanza più potente che riesca a produrre continuamente endorfine generando un senso di massimo benessere, ma che conduca a una massima depressione. In questi casi si arriva a meditare anche il suicidio.
Vivere è stupefacente. Vivere è uno sballo. Vivere è essere in grado di dire no. La droga ti spegne, accendi la vita.
Elisa, Cecilia & Ilaria
Dicevano che la droga fosse il massimo dell’euforia. Dicevano che la droga portasse alla risoluzione dei problemi. Dicevano che la droga portasse la felicità e il massimo sballo.
Mentivano.
Dopo essermi presa quella pastiglia azzurra con un piccolo marchio di un delfino, ho cominciato il mio primo viaggio di andata senza un ritorno. Non volevo farlo, ma sono stata costretta.
Il mio corpo, tutto ad un tratto, avvertì un violento stato di benessere. Mi sentivo da Dio. Il mondo intorno a me sembrava essere scomparso, ed io l’unica a “sballarmi” in quella pista. I miei amici, se definirli in questo modo, mi costringevano ad assumerle sempre di più. Mi consigliavano di prenderle dopo circa un’ora. Dicevano che ogni tipo di problema sarebbe svanito. In realtà era vero. Non riuscivo a pensare più a niente e a nessuno. Il mio unico pensiero era quello di divertirmi con i miei amici fino all’alba. La musica rimbombava nella mia testa e guidava a ritmo le mie gambe, fino a quando persi completamente i sensi. L’atmosfera non era poi così calda, eppure sudavo. Sudavo freddo. Il tempo sembrava passare velocemente. Le ore sembravano minuti. I minuti secondi. L’unica cosa che riuscivo a sentire era il forte battito del cuore, o magari era l’alto volume della musica.
Udivo intorno a me voci e bisbiglii preoccupati, come se non sapessero cosa fare. Volevo aprire gli occhi, ma una forza immane sembrava impedirmelo. Come appena sveglia, le mie palpebre cominciavano ad aprirsi lentamente. Una luce abbagliante mi accecò. Vedevo gli occhi intrisi di lacrime di alcuni amici. Sapevano di avermi fatto del male. Ricordo quelle continue domande sul mio stato d’animo, ma perché non riuscivo a rispondere? L’effetto della droga era ancora in possesso della mia persona, della mia mente.
Sembrava strano tutto questo. Così tanto tempo è passato? E’ come se fossi venuta al mondo solo adesso. Cominciare a parlare, a camminare, sembrava per me la prima volta. Ricominciare la mia vita da capo. Avevo paura dei cambiamenti. Cosa sarebbe successo? Come sarebbe stato il mio futuro? Quali imprevisti mi avrebbe riservato questo lungo e interminabile viaggio? Tanti. Tanti imprevisti.
Perché ho ascoltato quelle parole dalla bocca degli altri e non ho ascoltato me stessa? Volevo essere diversa, diversa dagli altri. Sembrare grande per il mio modo di fare, di ragionare. Volevo essere unica. Questo era l’aggettivo più appropriato per me.
Per quella maledetta pastiglia, ormai, sono esclusa dalla società. Non ho un lavoro. Non ho amici. Non ho una famiglia che mi ami per quello che sono diventata. La mia anima sembra morire. Il mio corpo continua a vivere e ad andare avanti, senza alcuna voglia. Sono costretta ad errare senza una meta, senza nessuno accanto.
A chi importa ormai di me? Non sono più nessuno.
Ilaria Tolomei e Costanza Testa
Mi dicevi “Fallo anche tu! E’ divertente! E’ uno sballo! Non sai cosa ti perdi!”
E non riesco a guardarti su quel letto, pallido come un lenzuolo, immobile come una statua, con gli occhi chiusi ed un silenzio più eloquente di una parole. Chissà se adesso mi avresti detto lo stesso. Chissà se mi avresti detto di provare. Chissà se saresti stato felice di essere accompagnato in quest’avventura. Te l’avevo detto io, che prima o poi ti saresti messo in qualche guaio. Te l’avevo detto che questa cosa stava finendo per ucciderti. E ora ti ritrovo su un letto d’ospedale, appeso alla vita con le unghie e con i denti. Chissà che effetto ti fa. Chissà a che cosa stai pensando in questo momento. Chissà se ti stai pentendo ti tutto ciò che hai fatto. E ricordo quando mi gridavi di andarmene, di allontanarmi da te, di non incontrarci mai più. Quando sbattevi a terra ogni cosa che ti capitava per le mani. Quando quell’urlo straziante mi entrava nelle orecchie e mi causava tanto dolore. Potevo forse lasciarti al tuo destino? Potevo lasciarti anch’io? Potevo starmene con le mani in mano mentre ti vedevo morire? No, non l’ho fatto. Ti sono stato vicino. Ti ho pregato di smettere. Ti ho chiesto di restarmi vicino. Non l’hai fatto. Mi dicevi che ormai era più forte di te e che non c’era più nulla da fare, che saresti morto, che non ci sarebbe più stata un opportunità di essere felice. Ed ora che forse non ce la farai, vorrei prendere la candeggina e bruciare il mio cervello pur di dimenticare i tuoi ultimi sorrisi. Per te mi terrei anche i danni cerebrali. No. Non scapperò dalla realtà come hai fatto tu. Mi rialzerò più forte e andrò avanti per la mia strada.
Quest’inferno cominciò in una lunga notte di luglio. Avevamo deciso di andare in quella discoteca. Anzi, diciamo che lo avevi deciso tu, e per convincermi non avevi smetto un attimo di chiacchierare e mi avevi fatto una testa così. Erano almeno le 2:00 del mattino e avevamo deciso di tornarcene a casa per evitare guai. Ma non mi ero accorto dei tuoi i sogni e dei tuoi pensieri. Non ero ancora in grado di leggere il segnale di aiuto che i tuoi occhi lanciavano. Ti serviva un salvagente, ma pensavo troppo a me stesso per potertelo lanciare. Eri rimasto impietrito a guardare dei ragazzi che ballavano già da due ore. Non riuscivo a capire come, ma dovevo trascinarti via in fretta da quel luogo. Ma eri immobile, non volevi muovere un piede, dannazione. Avrei avuto più successo se fosse stata una statua. Forse stavi vedendo davanti a te il tuo salvagente, il modo per uscire dai problemi, il modo per cambiare definitivamente la tua vita. Credevi forse che l’avresti cambiata meglio? Credevi che avresti risolto tutti i tuoi problemi? Credevi che saresti stato finalmente in paradiso? E se invece sotto il paradiso ci fosse l’inferno? Tu queste considerazioni non le avevi fatte. Stavi cominciando a nuotare per afferrare quel maledetto salvagente. Ricordo perfettamente le tue parole, che sembravano uscire dall’oltretomba “E se provassimo anche noi? La droga è la soluzione a tutti i problemi. E’ la soluzione che mi arriva per evadere dalla realtà”. No! Volevo risponderti, ma eri già scappato via dalle mie mani. A quel punto decisi di tornare a casa. Non volevo che mi coinvolgessi con il tuo “stupido” giochetto.
Soltanto dopo qualche giorno dopo venni a chiedermi aiuto. Mi dissi che eri incontrollabile.
La droga lo rendeva brutale, violento, una macchina da guerra. Ormai si era arruolato come soldato del male nelle mani della droga. Non era più al controllo delle sue azioni. Era un burattino. Agiva nella volontà del suo Signore. C’era qualcuno a muovere i suoi fili.
Mi spiegavi che non c’era più via d’uscita, che ormai eri caduto in quell’immenso vortice di disperazione. Cominciavi a urlare, a piangere senza un motivo, mi prendevi le mani, ma le stringevi talmente forte da bloccare il sangue. Tremavi, ululavi. Non sapevo cosa fare. Mi spiegavi che lo avevi fatto per fuggire dalla realtà e dai tuoi problemi, per sballarti e per ribellarti ai tuoi, per sentirti grande e popolare e per inserire te stesso e me in quel gruppo di ragazzi che, sinceramente, a me non era mai piaciuto. Evidentemente avevo ragione. Non ci si deve mai fidare delle persone che non si conoscono.
Cominciava a farmi rabbia. Come si possono risolvere i problemi in questo modo? Come si può evadere dalla realtà attraverso la droga? Come si può scappare da tutto e da tutti senza aver almeno provato a trovare delle risposte? Erano settimane che il suo buonumore era scomparso. Aveva problemi con la sua famiglia, con la scuola, con gli amici, con qualsiasi cosa. Non riusciva a risolverne nessuno. Eppure dedicava tanto tempo a migliorare la sua vita. Non lasciava scivolare via il controllo della sua esistenza. Eppure si è lasciato scivolare in una soluzione facile, che altro non è che un ennesimo problema. Voleva dimenticare tutto, voleva poter volare, voleva sognare. Si drogava. La sua euforia era a 1000. Il suo effetto svaniva. Era distrutto ancor più di prima. Ne voleva ancora. Si drogava. Dimenticava tutto. L’effetto finiva. Era distrutto. Ne voleva ancora. I suoi problemi non si sono risolti. E se dovesse risvegliarsi da quel letto d’ospedale dovrà sistemare tutto ciò che ha combinato.
Era da tanto che pensava ad un modo per ribellarsi alla sua famiglia che, secondo lui, gli stava troppo alle costole. Voleva ribellarsi contro i suoi amici, che secondo lui, non lo accettavano per come era ( l’unico che gli era rimasto fedele, diceva, ero io, perché gli dicevo tutto ciò che pensavo in faccia). Voleva ribellarsi contro la società intera che, secondo lui, era troppo corrotta e senza cuore. Può davvero, un fenomeno come questo, punire una famiglia, degli amici o addirittura la società? Si, sicuramente può farlo. Ora l’unica cosa che riesco a capire di tutta questa faccenda è il dolore della sua famiglia e dei suoi amici.
E il suo desiderio principale era un altro? Voleva diventare popolare. Voleva essere “Guardato con ammirazione da tutti i marmocchietti che incontravamo per strada”. Era questa la popolarità di cui aveva bisogno? Non era migliore essere popolare per aver fatto qualcosa di importante o di speciale? Per essere il migliore? Per saper essere davvero unico? Non era il giusto modo di essere popolare, quello. Ma dopotutto, lo si può biasimare? Voleva essere amato. Voleva essere rispettato. Voleva essere ammirato. Sognava di essere considerato un idolo, ma non sapeva che la droga lo avrebbe allontanato da tutto e tutti.
Ma la cosa che davvero mi faceva più rabbia era un’altra. Era comprensibile che volesse farlo per risolvere i suoi problemi. Era comprensibile anche che volesse ribellarsi alla sua famiglia o che volesse sentirsi grande. Ero arrivato sul punto di odiarlo per ciò che stava facendo. Non si può compiere un gesto così estremo solo per essere accettato all’interno di un gruppo in cui tutti sono uguali e tutti la pensano allo stesso modo. Dov’è la diversità nel mondo? Se fosse così potremmo riprodurci col ‘copia e incolla’. Saremmo tutti uguali. Stesso volto, stesso corpo, stessa mente. Se tutti ci drogassimo il mondo sarebbe un esercito di belve che lottano tra di loro per il solo gusto di farlo. Saremmo solo un ammasso di depressi che si contende quella roba perché nessuno sarebbe più capace di controllare la propria testa. Sarebbe solo un ammasso di zombie che vengono tirati per il naso. E la droga non è altro che un enorme calamita. Una calamita capace di attirare anche le bestie più feroci e intelligenti. Un enorme calamita in grado di far attraversare ogni oceano, ogni foresta, ogni deserto. Ed è per questo che esiste la diversità di pensiero in ogni persona.
Ma tu non l’avevi ancora capito, vero?
E finalmente ho deciso. Userò la tua storia, amico mio, per evitare che altri giovani cadano in questa trappola. Per evitare che altri giovani risolvano i loro problemi con la droga scriverò, scriverò, scriverò fino alla notte. Scriverò perché altre storie non finiscano come la tua. Devo dirti grazie ancora una volta. Ti starò vicino. E quando aprirai i tuoi occhi color smeraldo ti aiuterò ad uscire dall’incubo che ti ha inghiottito.
Elisa Carrarini
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DIALOGO...INTORNO LA VITA
- Certo, cosa?
- Dei miei amici mi hanno detto di andare con loro a fare una cosa bella. Io sono andato con loro e mi hanno dato della cocaina, poi mi hanno fatto vedere come ci si poteva drogare e mi hanno detto di provarla che mi avrebbe fatto sentire un re. Io l’ho provata...sai? Dopo dei giorni mi hanno ridetto di andare di nuovo con loro e di drogarmi ancora. Questa storia è andata avanti per molto tempo e adesso ne sono dentro. È vero, ci si sente come dei, quindi oggi te la farò provare anche a te!
- Stai scherzando vero??
- No, è la cosa più bella che esista, non si è più una persona normale, ma si diventa un dio!
- Io non la voglio provare, perché so che fa male!
- Ma cosa dici, te non lo puoi sapere se fa male o no, perché non l’ hai provata! Io sì e ti posso garantire che non fa male, fa bene!
- Non sai quello che dici! Moltissime persone dopo aver preso della cocaina sono morte, quindi non fa affatto bene!
- Io non sto male, sto bene, benissimo! Fidati di me, non ti può fare del male!
- No, io ti sono amico e non voglio che tu faccia queste scelte. La droga fa stare bene per poco, però finito quel poco, ci si demoralizza e non si riesce più a capire niente, si capisce solo che ci si è rovinati la vita!
- È come dico io! La droga fa solo del bene, tu non le sai queste cose! Smettila di dire queste bugie! La droga è diventata la mia famiglia, che mi fa stare bene e che non mi fa pensare alle cose brutte della vita!
- Le cosa brutte della vita non spariscono se vengono evitate, spariscono solo se vengono superate! La droga non è la tua famiglia, è il tuo letto di morte!
- Non ti posso sentire, io ti volevo fare un favore e tu cosi mi ringrazi?! Non sei un vero amico
- I veri amici non sono quelli che ti vogliono far fare del male, sono quelli che ti aiutano a fare sempre del bene!
- Tu non vuoi il mio bene, la droga è il mio bene e il mio dio è chi mi ha spinto a provarla!
- No… no… non è cosi, io ti voglio bene e ti voglio vivo, per questo ti dico queste cose. Io sono un vero amico, perché ti spingo a fare delle cose buone per te. E credimi la droga non è affatto una cosa buona per te!
- Tutti i miei amici si drogano e non gli è successo niente, tanta gente che conosco si droga, ma non gli è successo niente!
- Per adesso! succederà qualcosa a tutti quelli che si drogano. Molte persone che conoscevo si sono drogate e dopo un po’ di tempo sono morte o si sono suicidate
- Ma… ma… i miei amici dicono il contrario
- È perché neanche loro conoscono bene gli effetti della droga
- Non so… io anche conoscevo un signore che si è suicidato dopo essersi drogato
- Lo vedi! È cosi, non dare retta agli altri, che non ti vogliono bene! Tuttavia ci sono io qui che ti voglio sano, ma soprattutto che ti voglio bene!
- Si, ma ormai la droga fa parte di me!
- Non preoccuparti. Ci sono delle persone che ti possono aiutare a superare questo momento! Basta che tu mi dica: Mi fido di te!
- Mi fido di te!
Guglielmo Ruggeri
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Caro Paolo,
Ti scrivo perché so dei tuoi problemi con la droga e voglio aiutarti a superali. Oggi sul giornale ho letto una notizia di un adolescente morto per uso di cocaina a 15 anni. Io sono tuo amico da molti anni e per questo voglio farti uscire dalla morsa della droga. Quando leggerai questa lettera, non vorrai sicuramente starmi a sentire, ma io voglio solo il tuo bene e non voglio che te faccia la fine di quel ragazzo sul giornale.
Ho fatto delle ricerche e ho visto dei video che mi portano a dirti che i tuoi amici ti hanno solo mentito, perché la droga non fa affatto bene, purtroppo fa malissimo a tutto il corpo e anche psicologicamente. Comunque tu la penserai, io ti sarò sempre vicino, tuttavia voglio farti capire che la droga è la cosa più brutta che ci sia sulla terra. Cosa fai il giorno? A cosa pensi quando ti svegli? Fai qualcosa di buono? Sono sicuro che tu la mattina, appena sveglio, pensi alla droga e a come procurarla, il pomeriggio vai a trovare illegalmente i soldi per pagarla e infine compri la droga. Tutti i tuoi giorni girano intorno alla droga, non sai più chi sei e non sai più cosa significa essere un adolescente. Tutto questo solo per poter avere un momento di esaltazione, un momento per non pensare ai tuoi problemi. Ma finito quel momento i problemi non si sono risolti, i problemi si risolvono solo con la buona volontà e soprattutto affrontandoli, non schivandoli sempre, perché schivando i problemi è come litigare con un amico e non chiarirci, non si farà pace senza che qualcuno vada dall’ altro a chiedere scusa. Questo per farti capire che tutte le cose non si risolvono con il tempo, ma con la volontà. Io so che, una volta essere entrati, è difficile uscire dalla dipendenza dalla droga. So che fa male, però tu hai un amico che è sempre qui vicino a te e che ti può aiutare...e quell’ amico sono io! Quindi adesso sai di avere qualcuno su cui contare.
Io spero che questa lettera ti sia servita a far capire quello a cui vai incontro e a far capire come poterne uscire. Spero che tu prenda la decisione giusta e per qualsiasi cosa sai di poter contare su di me!
Guglielmo Ruggeri