venerdì 30 dicembre 2011

Voci per la solidarietà: Così diversi, così uguali - IIIA

La classe IIIA per l'occasione della festa "Voci per la solidarietà", ha deciso di scrivere insieme una drammatizzazione.


In classe si parlava fin dai primi giorni di scuola, di diritti, dell'uomo come del fanciullo: leggendo la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 e ragionando su quanto quegli articoli fossero ancora attuali, i ragazzi hanno deciso di scrivere un piccolo testo teatrale, in cui si tessessero sotto forma di dialogo le diverse doléances di un ragazzo benestante e di un ragazzo da adottare.
E così, in classe, ci si è immedesimati ora col RAGAZZO A (= ragazzo di un Paese in Via di Sviluppo), ora col RAGAZZO B (=ragazzo di un Paese benestante).


Quello che è emerso, durante la stesura, è che, nonostante le diverse storie, le diverse ambizioni, le diverse speranze, i due mondi sono assolutamente uguali nel diritto al rispetto.


Dono a voi il testo della drammatizzazione, ben interpretata a Teatro da Alex Bojor, nei panni del RAGAZZO A e da Tiberio Carp, nei panni del RAGAZZO B:


(sperando di avere quanto prima il video della serata, sarà ovviamente caricato qui)

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COSI' DIVERSI, COSI' UGUALI

Entra in scena Alex vestito con abiti da lavoro.

Alex: Sono stanchissimo, lavoro da stamattina all’alba senza neanche una sosta e solo un pugno di riso per pranzo.

Entra Tiberio, con le patatine aperte e un pallone sottobraccio:

Tiberio: Avevo una voglia di patatine… Sono così buone dopo la pizza.

Alex: Spero solo che questa sera mi paghino giusto: a casa c’è così bisogno.

Tiberio: (si è seduto per terra a gambe incrociate con patatine e pallone davanti, squilla il telefonino e B che dice) Ricarica al più presto per non rimanere senza parole! Accidenti! Mi è di nuovo finito il credito!

Alex: (rivolto al pubblico) Che pagherei per poter cambiare vita, per poter andare a scuola, per avere un futuro migliore… (e rimane immobile a guardare il pubblico).

Tiberio: NOOO!! Domani è lunedì! Uffa! Che pizza! Un’altra settimana di scuola! E chi la regge?! Sai che darei per non andare a scuola e dormire fino a tardi! (e rimane immobile come Alex)

Alex: Vorrei avere del tempo libero per giocare, per divertirmi, per coltivare delle amicizie.

Tiberio: Se solo potessi avere più tempo libero me ne starei in santa pace sul divano a giocare alla Play o a palleggiar alla villa (inizia a palleggiare e il pallone va dall’altra parte).

Alex: Ma cos’è questo? Lo riconosco! Ne cucino di simili quando andavo in fabbrica!

Tiberio: Hey, mi ridai il pallone per favore?

Alex: Si si, eccolo, scusami!

Tiberio: Ma perché sei vestito così? E che cosa stai facendo?

Alex: Sono i miei abiti da lavoro. E tu come mai sei in giro?

Tiberio: Oggi è domenica, non vado a scuola!

Alex: A scuola? Beato te!

Tiberio: Beato? Sapessi che scatole: tante ore a sentire le spiegazioni! Tutti i giorni la stessa cantilena!

Alex: Come fai a non renderti conto di quanto tu sia fortunato. Neanche immagini quanto sia importante imparare cose nuove, per migliorare il tuo futuro e le tue conoscenze, imparando a ragionare con la tua testa e non con quella di altri che ne sanno di più.

Tiberio: Ma cosa dici?

Alex: So di cosa parlo, perché so che vuol dire non andare a scuola e non avere occasione di garantirmi un futuro migliore, di imparare ad esprimere la mia opinione e di costruirmi da solo, mattone dopo mattone la mia vita.

Tiberio: Wow! Potresti fare il professore!

Alex: Scherza, scherza, intanto la mia vita è più dura della tua. Non ti alzi con il sorgere del sole, tu il pomeriggio hai il tempo libero per divertirti e giocare con i tuoi amici e la sera hai l’affetto dei tuoi genitori che non essendo molto stanchi possono dedicarti parte del loro tempo.

Tiberio: Ehm! A me queste cose sembrano così normali e tu invece le fai sembrare speciali. Ora che me lo dici… Comincio un po’ a rifletterci anch’io.

(Alex abbraccia Tiberio)

Alex: Vedi siamo tanto diversi: veniamo da paesi diversi e realtà diverse, ma pensaci bene, secondo te non abbiamo delle cose in comune?

Tiberio: Non capisco, di cosa stai parlando? Io non vedo cose in comune fra me e te.

Alex: Quello che ci accomuna non si può vedere, è insensibile agli occhi, perché è dentro di noi… E si chiama RISPETTO.

Tiberio: Non ci avevo mai riflettuto prima e adesso che ci penso… E’ vero!

Alex: (Alex si avvicina a Tiberio) Vedi? Abbiamo abiti diversi, visi diversi e storie diverse, ma dentro di noi abbiamo lo stesso cuore da bambino, un cuore che va rispettato… E purtroppo non è sempre così.

Tiberio: Ci vorrebbe qualcosa che impedisse queste crudeltà, qualcosa… Qualcosa di scritto.

Alex: Di scritto? Ma io non so scrivere! Sapessi farlo!

Tiberio: Non ti preoccupare, ci penso io! (Tiberio prende un quaderno e una penna che sono sul palco e si siede a gambe incrociate e si siede sul palcoscenico) Dai siediti vicino a me! Vedi questa? (mostrando la penna) sarà la nostra arma per difenderci da ogni ingiustizia.

Alex: (Alex si siede) Si si, mi piace l’idea! Per me… Il primo diritto che ogni ragazzo dovrebbe avere è quello dell’affetto, cioè alle coccole, all’amore, ad avere le attenzioni.

Tiberio: Hai ragione, (scrive) è importante avere la comprensione e l’ascolto. Solo così si può crescere uomini e donne SANI. (Guardando la palla e facendola ruotarla un po’) e poi ogni fanciullo, ovunque si trovi, in un paese ricco o in un paese povero, deve poter giocare, divertirsi, scherzare con gli amici nel suo tempo libero.

Alex: (sospirando) Quanto pagherei per dare due calci a questo pallone, il diritto al gioco è importantissimo! Altroché! (guardando il foglio) Ehy, però, che bella scrittura che hai!

Tiberio: Eh si! Lo devo ammettere, tutto merito della scuola. Se ho imparato a scrivere e ancor prima a pensare. Spesso mi lamento, ma adesso che ho conosciuto te, mi rendo conto della fortuna che ho e l’istruzione dovrebbe essere un diritto di tutti e non solo di alcuni fortunati.

Alex: Ne parlerò con i miei compagni di lavoro, anche loro devono sapere di avere dei diritti e più di tutti devono sapere di avere una dignità che va tutelata, che è SACRA e INVIOLABILE!

Tiberio: E’ si, penso che le parole chiave siano RISPETTO DELLA DIGNITA’ E DELLA VITA. (Alex e Tiberio guardano con soddisfazione il foglio)

Alex e Tiberio: Abbiamo gettato le basi per un mondo migliore.

Alex: Lo firmiamo?

Tiberio: Si, direi proprio di SI (firmano)

(Alzandosi in piedi guardano il pubblico)

Alex e Tiberio: E voi? Non lo volete firmare? 

(scendono lateralmente dal palco e distribuiscono al pubblico la raccolta dei diritti scritta dalla IIIA; terminata la consegna, escono dal retro).

Fine




giovedì 29 dicembre 2011

Voci per la solidarietà: Lettera a un bambino adottato - IIA

Continuiamo con la pubblicazione degli elaborati dei ragazzi.
Questa volta tocca ai ragazzi della IIA, che hanno immaginato di scrivere una lettera ad un bambino adottato, informandosi sia sugli usi e i costumi del suo popolo, ma anche sulle differenze culturali e di valore che separano i due mondi.


Seguono testo e video di accompagnamento della serata:


Caro Simon,
grazie della tua precedente lettera, siamo tutti contenti di sapere che tu stia bene. Ci hai raccontato che in Marocco vi state preparando per una festa molto importante, a cui parteciperai insieme ad altri abitanti del tuo villaggio. Anche da noi ci sono molte feste, tra poco ci prepariamo a festeggiare il Natale, ma qui a San Vito una delle occasioni più importanti per stare insieme è la ricorrenza de santo patrono, il 3 Febbraio. Da te la scuola è ricominciata? Sappiamo che l’anno scorso te la sei cavata benino, quindi quest’anno cerca di andare alla grande. A questo proposito ti è piaciuto il materiale che ti abbiamo mandato per Matematica e Geometria? Sappiamo infatti che in queste materie sei piuttosto bravo, saremo ben contenti di inviarti anche un kit per la pittura a mano libera e per il disegno geometrico. Con i compagni di classe, tutto ok? Ci hai detto che stanno arrivando sempre più alunni, dal momento che adesso la tua scuola è più grande e può ospitare più ragazzi. Ti ricordi quando hanno iniziato a costruirla? Ci mandavi le foto da cui si vedeva solo un mucchio di macerie. Nell’ultima lettera ci hai detto che da te stanno anche realizzando un campo per il pallavolo, a che punto è la costruzione? Noi qui pratichiamo tanti sport diversi, ma il più divertente è il basket. Per quanto riguarda gli hobbies tu sicuramente hai molto da insegnarci, perché noi ci stanchiamo di tutte le attività che abbiamo e hai detto che il tuo passatempo preferito è aiutare i tuoi fratellini ad imparare a leggere e a scrivere. In ogni caso, se hai qualche problema particolare o una richiesta da farci, non esitare a chiederlo, perché siamo tutti ben felici di aiutarti. Un’ultima cosa: vorresti venire in Italia? Oppure ti sembra più facile e utile che veniamo noi? Per stare lontani da scuola un po’ di giorni, partiremmo anche stasera. Facci sapere subito tue notizie e cerca di fare il possibile per venire. Un abbraccio forte da tutti.

2°a San Vito Romano


Voci per la solidarietà: La generosità premia - IA

I ragazzi di IA, che stavano affrontando il genere testuale della favola, hanno deciso di inserirsi nella festa per la solidarietà con una Perla di saggezza costituita proprio da una favola.
Hanno scelto i due protagonisti (un orso e un'ape), così dissimili tra loro, e hanno assegnato loro un ruolo preciso; l'ape avrebbe rappresentato la generosità e l'orso l'egoismo.


Ne è venuta fuori una bella favola, sul senso profondo della generosità, che supera egoismi e opportunismo, ma che ha a cuore solo il bene dell'altro.


Perché AMARE VUOL DIRE ESSERE GENEROSI.


A voi il testo e a seguire il video che ha accompagnato la lettura drammatizzata al Teatro.


Buona lettura e buona visione!


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LA GENEROSITA’ PREMIA 

C’era una volta, in una foresta inondata del sole,tantissimi animali che trascorrevano felici le loro giornate estive giocando e divertendosi tra le foglie degli alberi più frondosi. Nella foresta viveva ogni sorta di animale, dal più grande al più piccolo, dal più paffuto al più minuto. Tra questi, in particolare, ce ne erano due un po’ buffi: l’ape Minù e l’orso Bruno che vivevano sotto lo stesso albero secolare.

Un giorno nell’alveare della piccola Minù accadde una tragedia :

-Coff…coff…Minù aiutami…mi sto sentendo male…sto morendo…coff…

-Mia maestà,o mia regina, farò qualsiasi cosa in mio potere per farvi sopravvivere. Ditemi solo di che cosa avete bisogno e ve lo procurerò.

-Coff…coff…coff…portami del polline, fresco e profumato, affinché io possa succhiarlo e rimettermi in forze…solo cosi potrò salvarmi!


Minù uscì di corsa dall’alveare, agitando a più non posso le sue alette. Il primo animale che vide fu proprio l’orso Bruno, che sonnecchiava tranquillamente sull’erba bagnata da una leggera rugiada:

-zzzzz …Bruno…ho bisogno di te …zzz … presto, dammi un mano!

Bruno, avvertendo un fastidioso ronzio nelle orecchie, si svegliò di soprassalto e disse:

-Stupida ape guasta feste, hai interrotto il mio sonnellino quotidiano.

-Scusa, scusa … zzz … ho bisogno di te .. zzz … non ti avrei disturbato.

-E allora dimmi, insetto del malaugurio, che cosa c’è più importante del mio dormire?

-Una tragedia, una tragedia! la mia regina sta morendo!

-E sai quanto me ne importa di una sciocca ape regina? Quanto un fico secco!

-No, no dai non fare così, mi serve solo un piccolo aiuto e per te che sei cosi grosso non sarà cosi difficile.

-Mi sta dando forse del ciccione! Occhio a te, insetto insignificante.

-Per favore, per favore non volevo darti del ciccione, ma senza l’ape regina il mio sciame morirà!

-Non mi importa nulla di te! non mi importa nulla della tua regina e non mi importa nulla tanto meno del tuo sciame! E non farti vedere più seno la prossima volta ti mangerò in un solo boccone!

Minù, dispiaciuta, se ne andò con le alucce fra le zampe. 


Passarono i giorni, settimane, mesi e tutta l’estate e come tutti gli anni arrivò l’autunno. L’orso Bruno si aggirava nella foresta, perché dato che l’inverno era alle porte e si doveva preparare ad affrontare la grande dormita del lungo letargo. Il povero orso barcollava come una barca in balia di una tempesta, ma non riusciva proprio a trovare nulla da mettere sotto i denti, né trovare qualcosa di dolce da spazzolare con la sua lingua.

-Povero me, come farò a sopravvivere? se no mangerò qualcosa, morirò sicuramente. Chi lo avrebbe mai detto che io, imponente e robusto, avrei fatto questa misera fine? Sento che la mia vita è agli sgoccioli, sento che le forze vengono meno, sento che … per morire!

Improvvisamente un ronzio riempi l’aria.

-Conosco questo suono, mi è familiare, Minù, Minù, sei tu?

-Bruno, ma che cosa ti è successo hai una faccia … zzz … a occhio d’ape avrai almeno perso un ventina di chili!

-Ho fame, la mia pancia brontola come un vulcano in eruzione. Hai … per caso … un po'… di miele da darmi?

Minù, sorridendo tra le righe gialle e nere e, ammiccando, disse:

-Ma certo Bruno! Non si aiutano gli amici?

Bruno rimase di stucco, con le fauci aperte e con gli occhi spalancati, quasi sul punto di cadere fuori dalle orbite.

-Aspetta qui, non ti muovere, ma almeno chiudi la bocca!

In un batter d’occhio, apparve in cielo una nuvola nera simile a un tappeto volante, con sopra una grossa palla dorata e profumata.

-“Forza ragazze!” - incitava Minù.

-Un ultimo sforzo siamo quasi arrivati.

-Un-due, un-due, forza con quelle ali. Posizionarsi per l’atterraggio; abbassare la quota, far scivolare lentamente l’alveare e tu, Bruno, sei pronto a raccogliere il frutto del nostro faticoso lavoro?

Il dolce miele si sciolse nella bocca dell’orso e saziò la sua fame

-Non so come ringraziarvi e…ho imparato la lezione e a volte anche chi è piccolo può fare tanto e migliorare il mondo, basta volerlo e tutto si può realizzare con un pizzico di generosita!

Classe IA


I ragazzi hanno poi realizzato i disegni e con questi si è realizzato il video che ha accompagnato la lettura del testo al Teatro Caesar:




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Altri ragazzi hanno poi prodotto (autonomamente) anche altri testi:




CLAUDIA LA FORMICA E NINO IL RAGNO 

C’erano una volta, in una montagna, tantissimi animali, tra cui Claudia la formica e Nino il ragno.

Il lavoro di Claudia consisteva nel costruire delle case per le sue. Non passava giorno che non pensasse al suo lavoro e alle sue stupende opere. Costruiva delle case grandi, piccole e belle, di colore giallo, rosso, rosa e blu…

Lì, in montagna, tutti le volevano bene, tranne il ragno Nino. Infatti, ogni volta che lei si allontanava un poco dal suo cantiere, Nino distruggeva le sue opere più belle o rubava i progetti delle case e la povera Claudia doveva ricostruire tutto da capo:

-Povera me! Sicuramente tutti mi chiameranno “La perdente” e “La rovina case”…perché? Perché proprio a me?

E Nino, ogni volta che passava dalle sue pari la prendeva in giro così:

-Ahahah!, guarda chi si rivede! “Il fallimento della case!” Ahahahah!-.

E la povera Claudia rimaneva ogni volta molto dispiaciuta. Pensava che con il tempo, Nino si sarebbe stufato.

Passarono i giorni, le settimane, i mesi, ma Nino non riusciva a capire che non era il caso di insistere e insisteva con le prese in giro.

Allora Claudia organizzò un piano con le sue amiche…

Nino, come al solito, passava di là, con l’intenzione di rovinare qualcosa; le vide e domandò:

-Stupide formiche!

Le formiche gli saltarono addosso e cominciarono a mordicchiarlo qua e là

-Che cosa state facendo? Come vi permettete? Smettetela! Ahi Ahi!

-Ahahah! adesso chi è quello che piange?

-Vi prego, smettetela, vi prometto che non lo farò più!

-Va bene, ma la prossima volta che ci darai fastidio, prenderemo dei provvedimenti più seri!

Da quel giorno Claudia riprese a creare le sue magnifiche opere e Nino diventò buono e generoso con tutti.

Claudia divenne famosa in tutto il mondo e Nino divenne il suo aiutante.

Anche le formiche amiche divennero famose e si occuparono della pubblicità delle opere di Claudia!

Approfittarsi dell’altro non è corretto: solo la generosità premia.

Alessia De Paolis 


IL KOALA BODO E LA SCIMMIA MUNA 

C’erano una volta, in una foresta dell’Africa, due animali, la scimmia Muna e il Koala Bodo, che abitavano insieme nella stessa grotta da piccoli amici. Tutti gli animali giocavano insieme.

Un giorno, mentre si giocava a tirarsi le noci di cocco, la scimmia colpì per sbaglio il Koala. Bodo si arrabbiò molto e per tutta la giornata litigarono.

La notte seguente Bodo cominciò a sentirsi molto male, al punto tale che stava per morire. Muna era molto dispiaciuta: non lo aveva fatto apposta ed era molto spaventata.

Così andò a chiedere aiuto ai suoi amici. E così ben presto tornò con succo di cocco. Bodo i riprese in fretta.

Dopo qualche giorno, accadde che Muna si ruppe una zampa. Chiese aiuto al koala, che però era ancora arrabbiato:

-Ti aiuto solo se mi prometti che non mi farai più del male!

- Ma lo vuoi capire che non lo avevo fatto apposta? Comunque lo prometto!- rispose Muna

Il koala allora prese cinquanta foglie e con queste fasciò la zampa di Muna. Poi prese un legno e lo fissò in modo che per un po di giorni muovesse la zampa.

La notte Bodo e Muna dormirono nella stessa grotta.

Ad un certo punto però, il koala sentì le voci dei suoi amici che giocavano e così uscì anche lui a giocare. Muna si svegliò e non vide più Bodo vicino a sé e scoppiò a piangere, perché si sentiva sola.

-Bodo, perché non ci sei? Io non ti ho lasciato solo…-.

E così, pian piano se ne andò dalla grotta.

Quando il koala rientrò e non la trovò, si spanventò molto: la cercò per sette settimane, ma della scimmietta nessuna traccia.

Fu dopo otto settimane che la ritrovò e allora gli disse:

-Perché sei scappata?

-Perché tu mi hai lasciata sola, mentre io ti ho assistito quando stavi male. Tu invece sei uscito a giocare con gli amici!

Da quel giorno Bodo capì che gli amici si aiutano sempre, non solo quando è semplice, ma anche quando è difficile.

Alin Acsente 

mercoledì 28 dicembre 2011

Voci per la solidarietà: ADOLESCENTI SOLIDALI!

Il 30 ottobre 2011 a San Vito si è svolto "Voci per la solidarietà", uno spettacolo musicale con il duplice scopo di mostrare il bello e buono dei giovani sanvitesi e di raccogliere fondi per attivare adozioni a distanza attraverso la ONLUS Italia Solidale.






Lo spettacolo ha avuto un grande successo di pubblico e di consenso ed ha permesso di adottare altri 3 bambini (facendo salire a 8 le adozioni attive in paese), sostenuti dal Gruppo delle Majorettes.


I ragazzi della scuola secondaria hanno partecipato alla manifestazione scrivendo per l'occasione delle "Perle di Saggezza", dei testi che si inserissero di tanto in tanto tra le esibizioni canore e stimolassero riflessioni circa le tematiche della solidarietà.


Ogni classe (6 in tutto) ha realizzato un proprio elaborato collettivo, di diversa tipologia (in base all'età dei ragazzi e al genere testuale affrontato in quel momento in aula) e con una precisa tematica, che declinasse il tema della solidarietà e che, insieme, realizzassero "LA RICETTA DELL'AMORE"


A voi il prospetto del lavoro:


IA: favola sulla generosità

IB: favola sull'accoglienza

IIA: lettera sull'amicizia

IIB: poesie sull'affetto

IIIA: drammatizzazione sui diritti dei fanciulli

IIIB: il decalogo del rispetto



Seguite i post successivi: troverete tutti gli elaborati dei nostri....ADOLESCENTI SOLIDALI!

mercoledì 21 dicembre 2011

Ancora adolescenza allo specchio- IIIA

Dopo aver letto insieme le poesie della Sciancalepore e dalla Szimbroska, abbiamo continuato (è il caso di dirlo) a riflettere...sullo specchio, riflettendo sull'immagine che i ragazzi hanno di sé.


Dopo aver de-scritto il loro volo, dopo aver dialogato con l'altro sé adulto o bambino, stavolta i ragazzi...hanno parlato con il loro specchio...con l'immagine attuale di sé che gli restituisce lo specchio.


Cosa pensano di sé, infatti, i ragazzi quando si guardano allo specchio?


Per rispondere a questa domanda, abbiamo letto 3 tipi diversi di testi, scritti da ragazzi o poeti:


1) per primo, abbiamo letto partito da un bel brano, estratto da "Papà, mamma e prof" di Silvia Mardegan, nella quale la scrittrice (psicologa) ha raccolto i brani che alcuni alunni avevano fatto a partire dalla traccia "Alcune volte, vorresti essere diverso/a da come sei...": il brano che abbiamo letto in fotocopia, era l'elaborato di Angela, una quattordicenne che discuteva letteralmente col suo specchio, stanco di vederla sempre lì davanti a sistemarsi...


-Di nuovo?! E' la sesta volta nel giro di dieci minuti che passi di qua e ti fermi a guardarmi. Ma sei così insicura di me, della tua cara immagine?
-Ma chi ti ha interpellata? chi ti ha detto di immischiarti? Ti ho forse chiesto un parere? E poi cosa vuoi...sto uscendo...devo controllare se tutto è "OK"
-Ma guardala lì..."Deve controllare che tutto è OK...Lo vuoi sapere cosa penso? Lo vuoi sapere?
-Ah, adesso pensi anche?! No, comunque non mi interessa saperlo.
-Va beh, ma io te lo dico lo stesso. Ecco penso...penso che forse ti piacerebbe cambiarmi.
-Per quanto sei antipatica, di sicuro!
-No, non intendevo questo, io sono molto più di quella semplice immagine che stai vedendo. Io sono come sei...
[...]


2) siamo poi passati alla lettura di un testo "simile" a quello della Mardegan, ma anche a quello della Szimbroska. Si tratta di una poesia di Guido Gozzano, "L'immagine di me voglio che sia":


L'immagine di me voglio che sia
sempre ventenne, come in un ritratto;
amici miei, non mi vedrete in via,

curvo dagli anni, tremulo, e disfatto!
Col mio silenzio resterò l'amico
che vi fu caro, un poco mentecatto;

il fanciullo sarò tenero e antico
che sospirava al raggio delle stelle,
che meditava Arturo e Federico,

ma lasciava la pagina ribelle
per seppellir le rondini insepolte,
per dare un'erba alle zampine delle

disperate cetonie capovolte...


E già, anche gli adulti non hanno poi un così bel rapporto con il loro corpo! Anche loro inseguono dei sogni, come quello dell'eterna gioventù (basti guardare l'età  e i corpi dei personaggi dello spettacolo, per esempio). Anche gli adulti, insomma, non hanno un bel rapporto con lo specchio...

3) infine, abbiamo letto...lo specchio adolescente forse più famoso della letteratura per ragazzi: Il Diario di Anna Frank. Abbiamo letto i passi in cui Kitty raccoglie lo sfogo della piccola e inconsapevole Anne, che sbotta nei confronti della propria famiglia, che ha di lei un'immagine perennemente...piccola (brani del 30 gennaio e 11 luglio 1943, 22 gennaio 1944).



Ogni brano è stato letto e socializzato attraverso discussioni, dibattiti e riflessioni personali.




Ecco alcuni testi che sono scaturiti...da questo lungo percorso allo specchio.

Buona lettura
(quando i ragazzi avranno consegnato tutti i lavori, provvederò ad una raccolta più fruibile on line)

Prof Galizia
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C’è QUALCOSA DENTRO DI ME? 


-Ecco, sono sempre la solita! Come appena alzata, è impossibile! Mascara, matita e lucidalabbra e solo questo ottengo? E che capelli!-

- E’ da stamattina che impugni quella “santa” spazzola e ti “strigli” quei poveri capelli! Lasciali liberi, lasciali respirare! Sembri Morticia della famiglia Addams!-

- Che ti impicci? Io mi vedo cosi! Ti ho chiesto, forse qualche parere? Chi sei e cosa vuoi da me?

- Aspetta…non andartene…

- Sbrigati, devo uscire! Non posso perdere tempo con una mia immaginazione che neanche esiste…-

- Io esisto…Sono dentro te… Io sono te!-

- Ma che dici? A te è andato di volta il cervello…aspetta, tu neanche ce l’hai un cervello!-

- Puoi offenderti quanto ti pare, ma…-

- Come offenderti? Non capisco…-

- Ancora? Non capisci? Sono il tuo riflesso, sono la tua immagine… Sono te!-

- Va beh, già lo so come sono… non c’è bisogno che me lo ripeti…-

- Proprio non vuoi capire? Alza la testa, guardati… cosa vedi?-

- Ovvio, vedo il mio corpo, i miei capelli, il mio volto…-

- E poi?-

- E poi cosa? Cosa vuoi dire?-

- Non sono soltanto il tuo riflesso, guardati…Davanti allo specchio riflette anche il tuo “mondo interiore”! C’è un posto dentro te in cui fa freddo… il posto in cui nessuno ha mai guardato!-

- Ne sei proprio sicura?-

- Almeno io sono sicura, te invece? Perché sei sempre cosi insicura di te stessa? Io vedo una bella ragazza davanti allo specchio, sia fuori che dentro!-

- E chi te lo dice che sono bella? Quando mai qualcuno mi ha mai detto una cosa del genere?-

- Fidati di te stessa, Costanza! Io ti vedo sempre davanti a questo “santo specchio” cerchi sempre di modificarti, vuoi assomigliare a chi ti sta intorno, ti porti con te una maschera, ti nascondi dietro di “lei”...-

- Lo devo ammettere… sono in conflitto con me stessa… vorrei superare i limiti del mondo…vorrei liberarmi dalle regole… vorrei essere quel tipo di ragazza accettata e amata da tutti, diversa, forse speciale attraverso il trucco, il pettinare e il vestire, vorrei cambiare me stessa… ma il mio carattere è un carattere speciale e nessuno, nessuno lo potrà mia cambiare!-

- Ecco, vedi? Ci sei arrivata da sola! Volevo farti capire proprio questo… Sei sincera, sei convinta di te stessa! È questo che vorrebbe avere una persona! La sincerità è la cosa più importante… non importa l’estetica…importa essere se stessi… e non c’è di niente al mondo!-

- Grazie di tutto, mi hai fatto capire la vera importanza della vita, adesso si che ho trovato il mio lato nascosto, un angolo del cuore che non conoscevo… la ragazza dello specchio sono io!-

- Ricordati sempre di non cambiare mai, di restare SEMPRE quella che sei…!-

- Ne farò tesoro, mi sono liberata da un peso che portavo sempre con me! Adesso, posso finalmente riprendere il mio volo, realizzare i miei sogni, godermi la vita! Sono la persona più felice di questo mondo ed io mi piaccio cosi come sono! Nessuno, mai può cambiarmi!!-

Costanza Testa



E se ci fossero due me? 

- Specchio, specchio delle mie brame, chi ero? Chi sono veramente? E chi sarò un giorno?

- Posso dirti che una volta eri antipatica, come lo sei ora. Ma quante altre volte dovrò dirti che non ho una palla di cristallo e che non predico il futuro?!?

- Uffa, sei sempre la solita isterica! Potresti, magari, provarci a darmi una risposta.

- Se io sono isterica, lo sei anche tu, cara. Io sono te, tu sei me e, anche se è una palla, non posso cambiare la realtà.

- Io non sono isterica quanto te. Sono una persona socievole, ho tanti amici che mi vogliono bene e...

- E ne sei proprio sicura?

- Si cer... No, non è così...

- Vedi? Vuoi essere sempre quella persona forte, che spacca tutto, che non ha paura di niente, che va avanti in qualsiasi situazione; in realtà, però, io sono il riflesso delle tue paure, della tua ingenuità. Tu hai paura del mondo, della vita, di ciò che sei e di ciò che sarai, anche se vuoi nasconderlo a tutti i costi.

- Non è vero.

- Oh si, si che è vero. Perché allora ogni volta che mi guardi storci la bocca? Forse vorresti lasciare tutti i tuoi difetti a me. La verità è che non ti accetti come sei.

- Non dire cretinate.

- Andiamo, sii sincera con te stessa, almeno per una volta. Cos’è che vorresti fosse diverso in te?

- E va bene.. Vorrei avere dei capelli neri e ricci come quelli di mio padre; degli occhi azzurri, tendenti al verde; un naso più piccolo; la...

- Lo vedi? Non sei abbastanza sincera con te stessa. Ti nascondi dietro la paura di ammettere le tue paure. E che ne dici di quel caratterino che ti ritrovi?

- Parla per te.

- Se parlo per me, parlo anche per te. Ammetti ciò che non vorresti di te. Se non sei sincera con te stessa, non riuscirai ad essere sincera neanche con gli altri.

- Ok, ok! Vorrei essere più sicura di me, perché anche se lo dimostro, non lo sono; vorrei avere meno debolezze, paure; vorrei anche imparare ad amarmi di più.

- Bene bene. Stiamo cominciando a sbloccare quest’anima tormentata.

- Non mi resta altro da fare che ignorare il tuo sarcasmo e ammettere le mie insicurezze.

- Ci siamo riusciti, alleluia! Non serve a nulla cercare di essere ciò che non si è. Sarebbe un esistenza inutile.

- Ogni tanto riesci anche a dire qualcosa di sensato...

- A cosa servirebbe essere il “copia e incolla” di qualcun altro? Il mondo è bello perché vario. Ognuno è diverso ed è bello così com’è.

- Come sei poetica.

- E se a qualcuno non piaci, non devi cambiare per lui, ma semplicemente, vuol dire che non ti merita.

- Per una volta sarò costretta a darti ragione, ma non ti ci abituare.

- E come mai oggi siamo così accondiscendenti? E’ forse successo qualcosa in particolare?

- No, ho solo iniziato a dare spazio a ciò che dice il mio cuore. Dici che sia una cosa sbagliata?

- No, hai solo iniziato a mandare ossigeno al tuo cervello dormiente.

- Ah. Ah. Ah.

- Lo so, sono divertentissima.

- Non fare la spiritosa, è un momento delicato, questo.

- Sto cercando di ironizzare la tua crisi esistenziale.

- Ti ricordo che sei stata tu a provocare questa “crisi esistenziale”, come la chiami tu! Poi non c’è alcun bisogno di ironizzare!

- Calmanti e smettila di fare quella faccia che ti rende ancor più brutta di quel che sei... Ok, ok! La smetto!

- Vedo che hai interpretato la mia espressione.

- Immagina che, specchiandoti, non trovassi più me, ma un’altra immagine.

- Oh, sia lodato il cielo.

- Oh, andiamo. Parlo sul serio.

- A volte mi sorprendi.

- Non ti mancherei neppure un po’?

- Forse solo un pochino. Poi ci sarebbe anche il rischio di trovare qualcuno ancor più scontroso di te.

- Sarò anche scontrosa, ma mai quanto te.

- Basta. Ora mi hai stufato. Vado a cercare la mia identità da un’altra parte.

- Ciao “simpaticona”.

- Ciao cara. Felice della chiacchierata.


Elisa Carrarini




Ti fermi, ti giri, riguardi ancora e ancora

-Ti fermi, ti giri, riguardi ancora e ancora, come se ti sentissi insicura di te, della tua immagine, quando la smetterai??-

-Non sono libera di fare ciò che voglio? E poi chi ti ha chiamato?-

-Liberissima, solo che… se continuerai così finirai per consumarmi, davvero io non ti capisco più!-

-Non ascolto ciò che dice uno stupido specchio, che poi da quando in qua gli specchi parlano?!-

-Ma tu proprio non riesci a capire!...Quando la smetterai di controllare se i tuoi capelli sono abbastanza abboccolati in fondo, con la spazzola pronta; quando la smetterai  ogni volta che indossi qualcosa di controllare se stanno bene al tuo corpo, o se ti fanno troppo grassa; Quando? Quando la smetterai di dire “ho la cellulite” e di conseguenza cercare di non mangiare quando già sai che non ce la farai ; quando la smetterai di guardare la bilancia e non avere il coraggio di salirci per paura che il tuo peso aumenti sempre più, dimmi, quando?-

-Letto tutto il copione? …bravissimo! Ed io che continuo a darti ascolto! Basta, sparisci! E non inventare cose che non sono vere, perché sai che potrei buttarti da un momento all’altro no?!-

-Non ascolti è!...Pensaci e smettila di guardarti come fossi un alieno: non capisci che i capelli non sempre  verranno come li vorresti tu, o quando ti vesti, quando mangi, quando sei con l’idea di essere grassa, le cose non andranno sempre come le vorresti tu,  e a quel punto cosa fai? Ti rinchiudi in camera, sola senza nessuno a piangere la tua immagine?.. ”l’immagine di me voglio che sia..” Ma perché non riesci a capire che vai bene così come sei, senza immaginarti in un corpo che non ti appartiene, cerca di ascoltarmi..-

-Bastaaaa, ti prego non posso più sentirti, finiscila di fare la persona coraggiosa, perfetta, preparata, finiscila di fare il professore e io l’alunna, perché non devo imparare niente da te! Non mi interessa e poi non credo a queste cose…non mi importa,  ed ora lasciami in paceeee..!-

-Non sto assumendo proprio nessun ruolo, sei tu troppo orgogliosa, testarda da non sforzarti a capire! Non ti interessa? Ma io te lo dico uguale: inizia ad accettarti, quella è la chiave della tua insoddisfazione. Ti posso garantire che ti sentirai meglio, che ogni volta che avrai una visione di te sorriderai guardandoti. Poi vedrai  come  riuscirai piano piano a renderti conto che apparire per come sei è essere persone  vere, oneste ed è questo che ci vuole.  E’ importante nella vita, cercare di mostrare la tua personalità e soprattutto il tuo “io” interiore, il tuo carattere ,allora si che potrai vederti e renderti conto che sei perfetta così…-

-In questo modo vuoi correggermi, mettermi in difficoltà o ..cosa? E comunque piacere prima agli altri, riesce a farmi sentire sicura, ma non so perché …e il mio carattere, beh si quello sono in grado di cambiarlo o ancora meglio nasconderlo quando qualcuno dice “odio questo di lei, non mi piace per questo..” :fidati è così che oggi vanno queste cose…..!-

-Dimmi che stai scherzando perché a questo punto scherzo anche io..! Prima bisogna piacere a sé stessi,  poi gli altri dovranno accettarti per come sei, e a quel punto scoprirai i tuoi veri amici e le persone alle quali non risulterai simpatica nei tuoi modi…-

-Vorrei solo essere diversa, ho paura di “essere sbagliata” in qualsiasi movimento che faccio, ho paura di prendere il volo e poi magari cadere per poi non rialzarmi più.  Forse hai ragione, ma voglio non capire perché è impossibile riuscire ad accettare ogni parte di me che vorrei eliminare..-

-Nessuno di noi è “nato sbagliato”, è solo diverso dagli altri. Se non riesci a rialzarti, almeno hai avuto il coraggio aprire le ali e lanciarti, come in un precipizio dove poi magari sei precipitata, ma almeno sai di averci provato!...-

-Forse hai ragione…-

-Tutto qua?-

-Cos’altro devo dire..?-
-…-

-Proverò, proverò ad essere come sono, senza  alcuna maschera o insicurezza…giuro che proverò..-

-Provare?...io voglio sentire un altro verbo ehi!-

-Sarò?..-

-Esattamente..Sarai…-
Cecilia Bernardini



Me e l’altra me 

-Ancora? Sono venti volte che mi guardi! Esci da questa stanza e non tornare! Che c’è non ti piaccio? Sei così insicura della mia immagine?
-Ti ho chiamato? Ti ho chiesto qualcosa? Non mi pare, quindi taci! Devo uscire con i miei amici e sto controllando se è tutto a posto!
- Ma guardati! Devi controllare se.. ma finiscila. Lo sai cosa penso di te?
-Mi meraviglio di te sempre di più! Tu che pensi? Ma mi vuoi prendere in giro? E poi che mi importa di quello che pensi? Tienilo per te.
-Non prendermi in giro, penso molto più di te! Non mi interessa se vuoi saperlo o no, tanto te lo dico lo stesso.
-Ma finiscila, non sai nemmeno quello che stai dicendo.
- Penso che tu voglia liberarti di me, che tu voglia cambiarmi con qualcun altro!
-Certo che lo voglio. Mi sei antipatica.
-Sai che non intendo questo.
-Non so proprio di cosa stai parlando. Ti capisci sola. Lasciami stare, mi stai facendo perdere tempo. Devo uscire!
-Fermati! Torna qui. Guardati. Che cosa vedi?
-Cosa potrei vedere secondo te?
-Non ti sto prendendo in giro. Se tu facessi più attenzione, vedresti il tuo mondo, quella che sei e quella che vorresti essere.
-Io non lo vedo.
-Guarda meglio.
-Dovrei guardare quella che non sono?
-Pensaci.. Quella che non sei non sarai.
-Si, come la canzone di Ligabue.
- Il tuo cantante preferito.. Ma questo ora non c’entra. Tu vedi solo la mia immagine, ma se tu mi guardassi meglio senza aver fretta di scappare, vedresti chi vorresti essere.
-Ma la vuoi finire di mettermi in testa tutte queste strane idee? Mi piaccio così come sono, punto.
-Mi stupiscono queste tue parole, ma non ti credo. Non cercare una scusa per andare via, perché lo so che hai visto qualcosa.
-Non ho visto proprio un bel niente.
-Allora perché, prima, ti stavi guardando in modo strano? Non credo che tu voglia rimanere sempre così. Sei sicura che tu non voglia cambiare nulla?
-Vuoi saperlo?
-Sapere cosa?
-Hai ragione. Non mi piaccio! Vorrei cambiare qualsiasi cosa.
-Cosa vorresti che fosse diverso in te?
-Vorrei essere poco più alta, più magra, capelli neri e lunghi, occhi verdi o azzurri, essere diversa nel carattere.
-Cos’è che non va nel tuo carattere?
-Tutto! Me la prendo per qualsiasi cosa, ho paura di essere un peso per gli amici, che non vada per bene per loro.
-Perché dovresti essere un peso per loro?
-Non lo so, alcune volte mi comporto in modo strano, non so nemmeno io cos’è che mi prende.
-Te lo dico io, stai cambiando.
-Forse..
-Forse stai cercando di capire chi sei veramente, la tua identità.
-Proprio così. Vorrei essere qualcosa di unico, di speciale per qualcuno.
-Ma tu lo sei, è solo che tu non riesci a vederlo.
-In che cosa sarei speciale?
-In tutto. Nessuno potrà essere come te.
-Tanto meglio. Come potrebbe piacersi qualcuno come me?
-Ma perché sei così insicura di te stessa?
-Sono affari miei.
-Sto cercando di farti riflettere. Non mi trattare da stupida.
-Cosa potrei fare per migliorare?
-Prima cosa dovresti piacerti così come sei; seconda cosa devi avere più rispetto per te stessa.
-Sarà difficile…
-Devi provarci, altrimenti non ci riuscirai mai.
-Ci proverò.

Ilaria Tolomei



lunedì 19 dicembre 2011

Io ho volato: poesie sull'adolescenza -2-IIIA

Cos'è l'adolescenza se non un volo tra l'infanzia e l'età adulta?


Così scrive Marina Sciancalepore in "Dentro e fuori me":


DENTRO E FUORI DI ME

Ho volato
verso il sole
a cercare l’anima del mondo.

Ho volato 
sull’oceano
a rincorrere i pensieri aquiloni.

Ho volato
sorvolandomi
sulle ali della mia poesia:
piume di percezioni
cera di parole a tenerle insieme
perché esistessero anche fuori di me.

Ho volato
con le mie paure
amando tutto
e davvero
mai amandomi del tutto.

Ho volato,
sospeso ogni giudizio
annullata ogni certezza,
cercandomi.

Sola
il peso dei pensieri
non reggo più,
vorrei fermarmi prima
di cadere
e dedicare a te e al cielo il mio respiro
chè, al sole, non si arriva mai


Abbiamo letto e commentato in classe questa poesia, ne abbiamo discusso e ogni ragazzo ha scritto su un foglio le sensazioni e le emozioni provate, gli aspetti sui quali concordava e quelli che invece sono sembrati contraddittori.
Infine, dando due ali alle loro penne, hanno "de-scritto" ciascuno il proprio volo.

Buona lettura
Prof. Galizia
---

Ho volato 
Nel freddo della solitudine, 
nel buio della paura più grande. 

Cercando quella libertà che 
Non avevo. 

Ho volato 
Nascondendomi dietro un cuore forte, 
sognando un coraggio 
mancato. 

Ho volato 
Fissando gli occhi freddi del mondo 
E la paura si impossessava dei miei. 

Ho volato 
E consapevole di averlo fatto sono caduta 
Ed ero felice. 

Volo, 
con il vento dei ricordi, 
piena di pensieri 
che non dormiranno mai. 

Certa di cadere di nuovo, 
e rialzarmi ancora. 

Volo 
Con la voglia di arrivare.
Cecilia Bernardini




 Ho volato 
aldilà dei limiti
del mondo
per cercare la mia
vera persona.

Ho volato
sulle nuvole
cercando di
attraversarle.

Ho volato
senza domandarmi
il perché
della mia
finzione.

Ho volato
con un peso
sulle spalle
portando con me
una maschera;

continuerò a cadere,
non so
quando e
come
finirò!

Cerco di salire
sempre più
in alto,
sfiderò la sorte
senza piangere!

La mia vera vita,
la mia vera personalità

Dove sono?
Dove andrò?
Chi sarò?

Vorrei volare,
vorrei combattere,
vorrei essere
la
vera
me!

Testa Costanza 





Ho volato
Verso la luce
Cercando me stessa. 

Ho volato
Sopra il mondo
Per trovare i miei pensieri. 

Ho volato
Grazie
Alle ali della mia poesia: 

piume di speranza
cera del mio sorriso, portandole con me
perché tutti sapessero chi sono. 

Ho volato con la mia paura,
con le mie incertezze,
con la mia fantasia,
con la mia voglia di cambiare. 

Ho volato
Lasciando alle spalle
Ogni felicità,
perché convinta di trovarla davvero. 

Sola,
Senza che nessuno 
Impedisse il mio volo
Cercando la vera felicità. 

Trovandola e sperando 
Di arrivare al sole. 

Flavia Mercuri


Ho volato
in capo al mondo per cercarti.

Ho volato
sul sentiero
per cercare di rincorrere
i tuoi pensieri.

Ho volato
sulle ali della mia fantasia:
una voce.

Sento una voce
dentro di me,
ma non riesco a sentirla davvero.

Ho volato
insieme alle mie paure,
senza mai superarle,
senza mai accettarle.

Ho volato
sorvolando qualsiasi giudizio,
cercandomi in un infinito cielo,
ma senza capire dove fossi.

Sola
ho cercato di lasciar
andare i pensieri,
non voglio cadere,
voglio continuare il volo,
il mio volo,
cercando di trovare
la mia persona vera. 



Ilaria Tolomei





ho volato
verso ogni immaginazione
a cercare la mia ragione di vita

ho volato
nella malinconia
cercando la mia fine

ho volato 
ripassando 
sui passi della mia vita



ho volato

guardando il mio destino

insieme ai miei pensieri
rinnegando le mie paure
odiando tutto
tutto quel che vita

ho volato
perduta ogni possibilità
che ho di vivere
distruggendomi
solo
con le mie paure
sentendomi insicuro
non reggo più
vorrei che tutto finisse
vorrei morire
e togliermi ogni preoccupazione
che il mio destino mi ha dato

Tiberio Carp




Ho volato
verso l’orizzonte,
su quell’oceano di “devi”.

Ho volato
tralasciando ciò che avevo dentro,
sulle ali di una nostalgia infinita.

Ho volato
con le mie paure, con i miei fallimenti,
con le mie idee, con le mie fantasie.

Ho volato,
dentro e fuori di me.

Cercandomi. 

Ho volato
verso quel sole,
verso quel mondo di certezze.


Ho volato.
Volo.
Volerò.

Senza mai arrendermi.

Sto già volando.

Ho volato
cercando chi sono,
trovando la mia strada.

Elisa Carrarini





Ho volato

verso il nulla,

cercando l’anima che erra nel mondo.

Ho volato
nell’aria,
a rincorrere le mie emozioni.

Ho volato
superandomi,
senza paura di cadere.

Ho volato
con le mie indecisioni,
sorvolando tutto.

Ho volato
cercando il mio amore,
e le mie passioni…
non ho voluto fermarmi:

senza paura di cadere…

Daniele Giustiniani




Ho volato,
sempre più in alto,
fino la vetta più alta.
Ho volato,
sopra tutte le teste
per venirmi incontro
Ho volato, 
nel vuoto e nel mondo
essendo me stesso.
Ho volato,
con i miei pensieri,
con le mie paure,
aprendomi al cielo fidandomi di lui.
Ho volato,
capendo chi sono,
capendo chi ero,
capendo chi sarò.

Gugliemo Ruggeri


Ho volato
verso il cielo
a cercare la mia libertà
Ho volato
verso il sole
per orientarmi in che mondo mi trovassi
Ho volato sull'oceano
per rincorrere i pesci pensieri
Ho volato
con le ali della mia libertà
superando tutte le mie difficoltà,
ma tenendo con me
alcune incertezze
Ho volato
con i miei timori
e le mie paure
restando in solitudine e
volando
Ho volato
in lungo e in largo
annullando ogni giudizio
e ogni persona
Sola
sull'oceano muto
che mi dice:
-Fermati prima di cadere-
così dedico a voi,
cielo e sole,la mia poesia
voi,che non raggiungerò mai...


Brikena Komini



Io un'adolescente: poesie sull'adolescenza -1- IIIA


Cosa diremmo quando, invecchiati, incontreremo la nostra gioventù?


 Siamo partiti da questa frase, per parlare e riflettere insieme sull'adolescenza.
Come punto di partenza, un testo della poetessa polacca Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1966. 

A voi, una bella pagina di…intimità. 

Io – un’adolescente?
Wisława Szymborska


Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?
Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?
Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.
Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.
In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.
Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti
Lei sa poco –
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più
ma non in modo certo.

Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.
Leggo quelle poesie, le leggo.
Be’, forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.
La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.
Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.
Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -
Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.
La conservo ancora.



Un intenso dialogo tra …sé e sé, ma a distanza di anni, con un io sdoppiato, che fa fatica a riconoscersi tanto nelle sembianze giovani, quanto in quelle ormai rugose e lente della vecchiaia.

Un dialogo che è un tormento, dato che è di fatto un rifiuto a comunicare, un parlare quasi doveroso, un insieme di parole strozzate: le parole riescono ad uscire solo quando l’”altro” non c’è, solo davanti ad un oggetto comune lasciato lì a far da ponte tra le due alterità.

E parlando con i diversi sé, si scopre quali siano le caratteristiche sia dell’adolescenza e dell’età matura.
  
Così i ragazzi di IIIA hanno reinterpretato a modo loro la poesia, facendone ricalchi personali, immaginando ora un dialogo con il loro sé adulto, ora con quello bambino.

Buona lettura




Io un bambino 


Ti vedo davanti a me
felice e spensierato
incosciente di quel che succede
e di quello che succederà.
Perché proprio tu?

Credo di sentir invidia
nel vederti così,
come se non avessi preoccupazioni,
credendo di far giusto.


Ma non è così
Vedo i tuoi occhi
il tuo sorriso
pieno d'allegria
che attende di giocare
fare nuove esperienze
conoscere quello che intorno a noi,
senza paura delle conseguenze
e di quello che succederà





ti guardo e mi ricordo
i litigi,le amicizie e le cose belle successe
sognando di esser te
come una persona libera
e senza responsabilità

Ti riconosco e ti ricordo.




Tiberio Carp




Io una bambina

Chi sei?
Ti conosco?
Da dove vieni?

Mi saluta,
mi abbraccia,
mi parla…

non la riconosco,
eppure abbiamo
gli stessi
occhi

i suoi…
più luminosi,
più vivi,
più ridenti

non la riconosco,
eppure abbiamo
gli stessi parenti
i suoi…
sempre accanto
a lei,
sempre disponibili,
sempre insieme

non la  riconosco…
siamo cosi diverse ormai…
siamo cosi estranee…


il tempo è passato,
passa e
passerà

Qualcosa
Ci unisce…

quelle bianche
perle
che la nonna
ci regalò

conservano ancora
vivo
il loro
luccichio…
                           
                                            

Testa Costanza III A






Rughe

Io un’adulta




Se qui, ora, d’improvviso,

mi comparisse davanti,
saprei riconoscerla?
Saprei salutarla e
ringraziarla della sua gentile visita?

Riuscire a guardarla negli occhi,
apprendere le sue lezioni di vita,
mostrargli le mie deboli fantasie?
O forse dovrei solo abbracciarla
perché nata nel mio stesso giorno?

Siamo così diverse,
così incompatibili.
Forse soltanto gli occhi,
sono gli stessi:
il tuo sguardo è diverso dal mio.

E’ lo sguardo di qualcuno che
sembra sappia tutto
della vita.

La tua pelle è ruvida,
piena di imperfezioni.
I tuoi occhi sembrano
più piccoli e spenti.
La tua figura è
più minuta.

Le tue sopracciglia sono
meno folte.
I tuoi capelli sono
ormai canuti.

La mia pelle è liscia,
priva di imperfezioni.
I miei occhi sembrano
più grandi e vivi.
La mia corporatura è
alta e forte.


Le mie sopracciglia sono
folte e nere.

I miei capelli sono
lunghi e scuri.

Siamo così disuguali,
così opposte.
Così differenti sono anche i nostri pensieri,
le nostre parole.
Io so poco.
Lei sa molto di più.

Se solo potesse parlarmi,
mi direbbe che ho
la testa fra le nuvole e
che non prometto nulla di buono.

La sua precisione
mi spaventa un po’.
La mia sbadataggine non ha
niente a che fare con lei.

Rimpiange il mio volto.
Sul suo compaiono solo
rughe.
Rughe di esperienza.
Rughe di vita.

Non c’è conversazione.
Soltanto paure.
Paura di ricordare.
Paura di immaginare.
Paura dei giudizi.
Paura di essere immaturi.

Io vivo di sogni,
di fantasie.
Lei vive di ricordi.

Se penso che i miei occhi
saranno suoi,
che le sue rughe
saranno mie...

Rabbrividisco.



Elisa Carrarini


Io...un'adulta?
Ecco io l’ho sognata,
veramente non so se era un sogno.

Quante cose avrei voluto dirle,
miliardi, da riempire un cielo stellato
nella notte di San Lorenzo.

Quella notte eravamo io e lei
e il tempo,
quello avrei voluto non finisse mai.

Incredibile come mi rispecchiavo in lei,
quella donna misteriosa,
il viso, gli occhi,
pieni di esperienza ,
rispetto ai miei,
ma così uguali che potevamo essere
la stessa persona, un giorno.

Non faceva altro che guardarmi,
come una mamma guarda sua figlia.

Poi piange, e
Nelle sue lacrime io vedo me,
che strana sensazione.

Avrei forse dovuto consolarla?
Non l’ho fatto.

Le sorridevo, incosciente, indifferente.

Lei era la donna vissuta,
ed io la bambina sognatrice.



Non riuscivamo a capirci, 
io parlavo e lei 
parlava, ma nessuno in 
fondo lo stava facendo. 

Lei potrà solo rimpiangere il suo passato 
e me, 
man mano conterà i giorni, 
ed io avrò ancora tutta una vita ad 
aspettarmi. 
Ora però dovevo preoccuparmi
di e
ssere la bambina, e 
Quando diventerò Lei, 
la ricorderò come è stata
e forse 

un tempo
la rivedrò
come sarà.


Allora la donna giovane sarò io. 

Per ora era solo un sogno. 




Cecilia Bernardini 


Io...un adulto?

Sarò cosi,
cosi... cosi grande,
cosi... con quella barba
che mi copre il viso.

Cosi... con più...
Responsabilità,
Libertà,
ma non sarò più libero.

Non mi riconosco,
non so chi sono,
ma sono io.

Un altro me,
un'altra persona,
ma sempre la stessa.

Tutto cambierà, 
non saprò più chi ero, 
solamente saprò chi sono, 
sempre io, 
ma diversamente. 

Non so chi sarò, 
comunque sarò io. 
Per adesso so chi sono. 

Guglielmo Ruggeri







Io...una bambina

Ho versato una lacrima
per te,
ti ho salutato come se fossi
una persona cara,
perché siamo nate lo stesso giorno

Siamo così dissimili.
Forse gli occhi sono
uguali,
ma in te c'è una luce che
brilla,
le ciglia sono lunghe
e
gli occhi truccati.

Forse qualcosa ci lega
parenti o conoscenti.


Diverse nei 
pensieri e 
nelle parole, 
ma uguali con il 
cuore e l'anima. 

Solo una fascia di 
tempo ci divide 
e per questo 
non ti rivedrò 
più e ti 
conserverò nel 
cuore. 

Brikena Komini





Ragazzi, incollate nei commenti le poesie che devono essere inserite o create post. 


 La prof. Galizia