Ad aiutarci a riflettere su questo, qualche giorno fa, è stata la signora Loretta, vicepresidente dell'Associazione Culturale GruppoLogos.
Il tutto è iniziato...parlando di fatti, non di luoghi comuni: la vita difficile, ma intensa, breve ma vissuta al massimo, di Michel Petrucciani:
Loretta ci ha raccontato la storia di questo piccolo grande uomo...
...di quando da piccolo chiese il pianoforte, perché le mani erano l'unica parte che l'osteogenesi imperfetta (o malattia delle ossa di cristallo) gli lasciava indenne...
...di quando i genitori non diedero peso a questa richiesta e gli comprarono il pianoforte giocattolo...
...di quando, finalmente con uno strumento scordato, ma degno di questo nome, cominciò a suonare, rompendosi spesso, per la foga dell'esecuzione...
...di quando, durante un concerto di un famoso jazzista, il pianista si assentò e lui fu chiamato a sostituirlo...
...degli applausi scroscianti che seguirono a quel concerto...
...del nome che presto si diffuse nell'ambiente...
...dell'America a 13 anni...
...delle clavicole rotte o del coccige fratturato durante il concerto, continuando ciononostante a suonare...
...dell'amore per la musica e per le belle donne...
...e della sua fine a 36 anni, per le complicazioni di uno stupido raffreddore.
60 adolescenti ascoltano in silenzio...e spesso mi guardano con degli occhi stralunati, come a dire: "ammazza però che tipo!".
Ma la vita di Loretta, che pure non è stata sotto i riflettori, non è da meno, per tenacia e forza di volontà.
La malattia le fa visita subito, a 3 anni e da allora camminerà con lei: le ossa che fanno male, che si piegano, la vista che se ne va, la fanno crescere ben più velocemente dei suoi coetanei, ma le tolgono anche molto...Le feste di compleanno a cui lei non era invitata, perché disabile, le gita a scuola, da cui era esclusa, perché "complicata da gestire", le interrogazioni in piedi, anche se non poteva stare ferma, "perché lei era uguale agli altri"...
Ma Loretta, con caparbia e testardaggine va avanti: liceo, università, Erasmus in Francia, laurea in filosofi, associazione culturale, saggi, organizzazione incontri. E oggi incontri nelle scuole. Un curriculum che certo fa diventare piccolo piccolo chi parla di bamboccioni, choosy e cocchi di mammà.
Loretta parla con sicurezza: il tono di voce è di una donna che ha lottato diventando forte e sicura, quasi severa, con sé stessa. Racconta tutta la sua storia, della sua fatica per laurearsi, facendo prima fotocopie ingrandite, poi registrando sui nastri; delle cose che avrebbe voluto realizzare, ma anche di tante altre che ha realizzato.
Trascrivo qui qualche scambio tra i ragazzi (R) e Loretta (L), per farvi capire di che stoffa è fatta! :-)
R: Che pensi quando in strada ti guardano?
L: Mi giro, li guardo anch'io, gli dico "Cosa guardi?" e ce li faccio rimanere male! (detto con tono ironico)
R: Hai sofferto per amicizia?
L: Si, quando non mi invitavano ai compleanni. Ho avuto un'infanzia un po' sola.
R: Ti manca una famiglia?
L: Qualche anno fa ne sentivo la mancanza, ora non più. Gli uomini nella donna disabile vedono la disabilità, non la donna. E allora sto meglio così.
R: Quali sono i tuoi desideri?
L: Ne ho tanti, riguardanti soprattutto lo studio e la filosofia.
R: Vorresti scrivere qualcosa sui disabili?
L: sinceramente no, perché in Italia ai disabili fanno sempre scrivere cose sui disabili. Però, chissà, in futuro.
Ma diverse sono anche le domande che lei rivolge ai ragazzi:
Avete anche voi amici disabili? Li invitate ai compleanni? Si? No?
E gli stranieri [bella tematica sulla quale spero di poter tornare]? Come vi comportate con loro? Chi è straniero di chi?
E che vuol dire per voi essere diverso?
Tante le riflessioni suscitate dell'incontro, tante le risposte che i ragazzi hanno dato (abbiamo dovuto dire "stop" alle domande! ), tante e profonde le corde intime toccate (come l'esclusione del ragazzo timido, dello straniero...).
Presto gli elaborati dei ragazzi ispirati a questo incontro, nella speranza di riavere con noi Loretta e di leggerli e commentarli con lei.
Grazie Loretta!
(Grazie Marisa e AssociazioneCulturale GruppoLogos)
Prof. Cristina Galizia