Abbiamo preso spunto da articoli di giornale, riportati sul nostro testo di Antologia, uno dei quali parlava di Rose, una ragazza preadolescente dell'Uganda che, all'arrivo della giornalista incaricata di narrare la situazione di quel paese in fiamme, corre a rifugiarsi tra le vesti della madre e a fissare il vuoto....
I ragazzi hanno fatto loro la storia di Rose: chi le ha scritto una lettera, chi si è immedesimato in lei, chi ha narrato i suoi sentimenti...
A voi i testi...di un'adolescenza tradita.
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La piccola Rose:
una bambina a cui hanno sottratto l’infanzia.
Il domani come sarebbe stato? Avrebbe forse fatto la fine di sua madre, costretta sposa a 13 anni di un guerriero? Di certo non avrebbe vissuto la sua infanzia. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo? Quali erano le sue colpe? Perché non poteva giocare spensierata come tanti altri bambini? Non poteva, ormai era troppo tardi.
Che felicità provò quando lei e sua madre tentarono di scappare dall’Inferno più crudele e privo di alcuna pietà! La Libertà le giudò verso l’orizzonte! Erano scaldate dal sole dell’avvenire!
Non avevano dovuto farlo. Ma cosa potevano fare? Era l’unica possibilità per salvarsi! Già aveva perso il padre durante uno scontro con l’esercito, non poteva sopportare questa vita atroce, intrisa di apatia, disprezzo ed efferatezza verso l’uomo. Non sono tutti uguali. È per questo motivo che devono emarginarli dalla società? Che devono annientarli senza pietà? Che devono sottrargli il futuro, la libertà di essere semplicemente DIVERSI?
A queste domande nessuno sa rispondere con esattezza. L’unica ragione per cui le presero era per la semplice scusa di allargare l’esercito, di aver bisogno di manodopera. Ma perché presero proprio loro? Normali esseri umani a cui Dio regalò la vita, un dono che nessuno al mondo potrebbe mai farlo. Perché disprezzavano così la loro vita? La vita è inalienabile e sacra. Nessuno ha il diritto di toccarla, né tanto meno di sfiorarla con un solo dito.
I bambini ,soprattutto, erano le persone che venivano rapite e trasportati come animali lontano dalla loro case, in paesi sconosciuti dove erano costretti a lavorare per i loro padroni, definiti i così detti <<schiavi sessuali>>. Cosa hanno di così tanto diverso i bambini dagli adulti? Sicuramente un’età differente, una mentalità diversa, ma erano pur sempre essere umani.
Esseri umani che volevano semplicemente riacquistare la loro libertà, ritornare ad essere bambini. Questo era l’unico pensiero che riecheggiava nella loro mente. Erano esasperati, volevano ritrovare le loro madri, abbracciarle. Non potevano certo affrontare faccia a faccia quegli uomini! E se l’avessero fatto? Cosa gli avrebbero riservato in serbo? L’unica cosa da fare era agire in silenzio. E se li avessero scoperti? Sarebbe mai ritornata a casa? Avrebbe mai potuto riabbracciare i suoi fratellini? Avrebbe mai sperato in un futuro? Una domanda a cui nessuno sa rispondere.
Testa Costanza IIIA
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“Aveva paura. Era sola ormai, era senza la volontà di scappare; costretta a restare dentro quella capanna in una solitudine che non si sarebbe mai aspettata. Perché togliere a lei la felicità? Era diventata la donna forte, lontana da tutti. Ma ricordava perfettamente di non essere mai stata una bambina come tutte le altre. Era stata un soldato, da sempre, ed aveva combattuto per qualcosa che non sapeva nemmeno. Era stata costretta ad ammazzare i suoi simili ed aveva provato ad essere libera: era scappata via come il vento più impetuoso. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo inferno? Eppure aveva sempre tenuto duro davanti alle sue paure. Non voleva fare la fine di sua madre, costretta a sposarsi a 13 anni con un guerrigliero di cui nemmeno conosceva il nome. Aveva ancora tutta una vita davanti, e lei la voleva piena di quella spensieratezza che fin lì non aveva mai potuto avere.
I suoi occhi erano caduti dove non dovevano nemmeno sbilanciarsi un po’.
Che cosa le riservava il futuro tanto atteso?
Certo, la paura di poter riaffrontare scene simili, c’era. C’era il pianto del ricordo di un giorno troppo duro, ma la cosa che soprattutto c’era era la voglia di avere almeno per poco quella felicità che i bambini hanno, quel sorriso che viene spontaneo e riempie il viso. Amava guardare i bambini giocare, era il rimedio a tanto dolore, che più le piaceva. Si nascondeva dietro un muro un cespuglio e sbirciava quei giochi ed a occhi chiusi immaginava di poter essere li, di poter scalciare, di poter dare libero arbitrio alle sue gambe alle sue braccia , alzare la polvere a tal punto da sporcarsi e non dar peso a cio’. In tutta la sua breve vita non era mai andata a letto con la voglia del risveglio, la notte era l’unico momento di tranquillita’ pero’,solo quando non sognava, perchè spesso anche i sogni ma piu’ che sogni “incubi” erano un continuo della dura giornata, per fortuna quando il sonno era dei piu’ tranquilli riusciva a liberarsi da tanta sofferenza fatica, si risvegliava piu’leggera contenta e di nuovo carica. Purtroppo il tutto aveva una breve durata.”
Cecilia Bernardini
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Il sorriso di un bambino non esiste se viene vietato il suo futuro.
La felicità di un bambino non esiste se viene strappata dal suo cuore.
Il gioco di un bambino non esiste se viene tolto dalle sue mani.
A dircelo, la storia di Rose, bambina, giovane donna ugandese.
La felicità di un bambino non esiste se viene strappata dal suo cuore.
Il gioco di un bambino non esiste se viene tolto dalle sue mani.
A dircelo, la storia di Rose, bambina, giovane donna ugandese.
Il futuro di Rose sarebbe stato forse essere sposa a 13 anni, oppure continuare con la sofferenza? Una cosa era chiara: la sua infanzia non era mai esistita, non aveva mai avuto un inizio.
Non aveva fatto niente per meritarsi tutto questo. Era una bambina come tante altre, eppure era considerata diversa. Le sue colpe, forse, erano di essere una ragazza, o magari di essere nata?
Il suo lavoro, ormai, era quello di rubare cibo e animali e quello di rapire altri bambini o bambine della sua stessa età.
Il suo lavoro, ormai, era quello di rubare cibo e animali e quello di rapire altri bambini o bambine della sua stessa età.
L’adolescenza non esiste senza giochi, senza amici, senza amore dei genitori.
Aveva provato a fuggire molte volte, ma è stata subito ripresa dalla LRA , Lord’s Resistance Army, ovvero l' Esercito di Resistenza del Signore. Non c'era più una via di uscita. Era costretta a vivere, non da adolescente, non da ragazza, ma da schiava. Ogni volta che fuggiva veniva punita con 350 colpi di canna sulla schiena. L’ultima volta che aveva ritentato di fuggire, per punizione, avevano ucciso la madre. E perdere la madre, forse, era stato più doloroso che ricevere 350 colpi sulla schiena.
Un giorno, però, si aprirono le porte della libertà. Dovevano andarsene da quel paese. Dovevano cercare un posto più sicuro, più protettivo, sia per lei che per i suoi piccoli familiari. Riuscì a fuggire per sempre, ad essere libera per sempre, trovando un riparo presso i Medici Senza frontiere.
Aveva provato a fuggire molte volte, ma è stata subito ripresa dalla LRA , Lord’s Resistance Army, ovvero l' Esercito di Resistenza del Signore. Non c'era più una via di uscita. Era costretta a vivere, non da adolescente, non da ragazza, ma da schiava. Ogni volta che fuggiva veniva punita con 350 colpi di canna sulla schiena. L’ultima volta che aveva ritentato di fuggire, per punizione, avevano ucciso la madre. E perdere la madre, forse, era stato più doloroso che ricevere 350 colpi sulla schiena.
Un giorno, però, si aprirono le porte della libertà. Dovevano andarsene da quel paese. Dovevano cercare un posto più sicuro, più protettivo, sia per lei che per i suoi piccoli familiari. Riuscì a fuggire per sempre, ad essere libera per sempre, trovando un riparo presso i Medici Senza frontiere.
Rose oggi è libera per sempre, ma ha anche brutti ricordi per sempre.
Intanto noi occidentali, cosa facciamo? Lasceremo che tutto questo continui e noi staremo in silenzio per il resto della vita?
Il silenzio è complice, sempre. Per questo, ho messo nero su bianco la storia di Rose.
Aiutare questi bambini non è un diritto, ma un dovere. Se in questo mondo non esistono i bambini, non esiste nulla.
Ilaria Tolomei
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Cara Rosa,
Ti vorrei esprimere quanto mi fa rabbia il razzismo degli altri ragazzi nei tuoi confronti: sono persone ignoranti che maltrattano tutti quelli che hanno differente colore, cultura e sesso.
Rosa non ti devi preoccupare di loro, non se la prendono solo con te, ma anche con gli altri.
Anche a me danno sempre fastidio, mi maltrattano: sono solo dei bulli e degli ignoranti, non sanno cos'è la vita, si credono potenti e non capiscono cosa hai provato...Non sanno che ti hanno adottata e che hai dovuto scoprire che i tuoi veri genitori ti hanno abbandonata, non sanno neanche quali difficoltà hai sopportato...Sanno solo prenderti in giro per il tuo colore scuro di pelle. Ma non li sentire, che sei bellissima con il tuo colore cioccolato e soprattutto i tuoi meravigliosi occhi verde smeraldo, verde speranza e verde luminoso. Non posso fare a meno ad ammirarti, sei una ragazza bellissima! Non ti dovrebbero maltrattare così, ma tu non farci caso a loro: sono degli stupidi.
Tu sei l'unica persona che abbia mai amato nella mia vita: non capisco perchè i tuoi veri genitori ti abbiano abbandonata.
Io non ti lascerò mai, scalerò mari e monti per te, se una persona ti torcesse un capello io non so cosa farei per te!
Mi sono innamorato di te da quando ti ho visto la prima volta: da subito mi sono piaciuti i tuoi occhi verdi profondi, in cui immergevo i miei pensieri. Ogni volta, quando ero a casa, pensavo a te e non vedevo l'ora di uscire e vederti. Da quando ci siamo abbracciati a casa tua, non riesco a levarmi il tuo profumo dai vestiti e non so spiegare il mio amore per te.
Solo questo ti voglio dire, senza tanti giri di parole, senza vergogna, senza timidezza...io ti voglio bene.
Dal tuo innamorato Gabriele <3
Brikena Komini
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Donna..."promessa"
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Donna..."promessa"
Quale sarebbe stato il suo futuro? Avrebbe forse fatto la fine di sua madre, costretta sposa a 13 anni di un guerrigliero? Di certo non avrebbe vissuto la sua infanzia. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo? Quali erano le sue colpe? Perché non poteva giocare spensierata come tanti altri bambini? Non sarebbe migliore cercare di essere ciò che è, invece di provare a far la donna già cresciuta? Ormai non aveva più una chance di essere felice. La sua, era un’altra vita buttata al vento, un’altra vita da dimenticare, un’altra vita già dimenticata da tutto e tutti. E forse sarebbe finita nelle mani di qualcuno che, infondo, la giudicava come un oggetto e non come una vera persona, di cui considerare le paure, le gioie e i sentimenti. Sarebbe stata un’altra di quelle storie finite male, un’altra di quelle storie senza lieto fine, la sua. Avrebbe sposato un uomo che aveva 30 anni in più di lei, sarebbe stata la sua serva, non avrebbe più avuto via di fuga. Avrebbe fatto tutto ciò che gli veniva chiesto. Avrebbe ubbidito al suo nuovo “padrone”. Si sarebbe ritrova a badare a dei bambini a 15 anni. Sarebbe stata abbandonata e ripudiata, non appena avesse svolto tutti i suoi compiti. Non avrebbe più avuto una dignità. Sarebbe stata segnata a vita. Avrebbe portato questo peso nel cuore per la vita. Non avrebbe mai abbandonato i ricordi delle violenze che avrebbe subito da lì a poco. Il ricordo di quell’oceano di dolore che si vedeva davanti, di cui non vedeva ancora la fine. Lo vedeva davanti a se. Immenso. Senza fine. Ma aveva solo 13 anni! Non poteva portare sulle spalle un peso simile. Magari sarebbe anche stata arruolata in un esercito, con un pugnale in mano e un armatura pesantissima, fisicamente e psicologicamente. Poteva riuscire a rialzarsi dopo esser caduta? Poteva riuscire a sopportare il peso dell’anima e della coscienza? Poteva riuscire ad essere di nuovo felice e spensierata come tutte le persone del mondo? Si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa per non essere riuscita a vivere la sua vita. Si sentiva in colpa per non essere riuscita a condurre una vita diversa da quella di sua madre. Si sentiva in colpa perché non era stata in grado di fuggire da un destino così crudele. Ma perché proprio lei? Non era forse una ragazza normale? Non era forse come tutte le altre? Non aveva forse il diritto di svagarsi, annoiarsi e vivere? No. Non avrebbe mai avuto una vita dignitosa. Non avrebbe mai avuto una vita normale, come quella di chiunque altro. Non avrebbe mai avuto la vita che gli era stata assegnata.
Quest’infanzia bruciata. Quest’adolescenza bruciata. L’avrebbe portata nella sua mente per tutta la vita. Avrebbe dimenticato come sorridere, come ridere di gusto, come amare la vita e la libertà. Sarebbe finita in un vortice di disperazione da cui non sarebbe mai riuscita ad uscire. Ed è così che sarebbe finita la sua vita. Sperata e voluta, anche per lei sarebbe arrivata la morte.
Elisa Carrarini
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Quale sarebbe stato il suo futuro? Avrebbe forse fatto la fine di sua madre, costretta sposa a 13 anni di un guerrigliero? Oppure avrebbe dovuto arruolarsi nell’esercito insieme ad altri bambini della sua stessa età? Di certo non avrebbe vissuto la sua infanzia! Ma perché? Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo? Quali erano le sue colpe? Quella di essere nata in quel paese e non dall’altra parte del mondo? Perché non poteva giocare come tutti i bambini? Perché doveva essere costretta a NON giocare, a NON essere una bambina, a NON avere i suoi diritti, a NON poter vivere spensierata, a NON avere la possibilità di aver un’istruzione?
Ogni giorno si faceva queste domande, ogni giorno sperava che la vita che stesse vivendo fosse solamente un sogno, un incubo da cui potersi svegliare, eppure pensava alla vita, alla vita di sua madre e alla vita di tutte le donne di tutti i paesi: perché solamente loro che avevano la sfortuna di essere capitate nella parte sbagliata del mondo, non dovevano avere diritti? Perché le donne? Gli uomini e le donne sono esseri viventi, non sono schiavi né tanto meno oggetti. E perché i bambini dovevano far parte dell’esercito? Dovevano morire per combattere? Perché le bambine dovevano essere date in sposa a uomini che potevano essergli padri? Perché dovevano maltrattarle? Perché? Chi ha potuto pensare di fare delle simili leggi? Perché gli altri paesi non intervengono, non li aiutano?
Aveva paura. Aveva paura del suo futuro: può una bambina aver paura del suo futuro? Non poteva sognare di vivere una vita migliore di questa, non poteva sognare di evadere dalla realtà, non poteva!!! Era una bambina, una donna, una femmina. Questa era la sua disgrazia! Ma perché una bambina deve vivere con il rancore di essere nata donna? Perché nessuno si rende conto di come vengono utilizzate, chiamate? Perché nessuna donna non riesce a mettersi nei loro panni? La verità di questi bambini e di queste bambine la sanno in tutto il mondo, ma nessuno si fa avanti, perché? Cosa li ferma? Tutti i bambini hanno diritto ad avere un’istruzione, perché loro no? Cos’hanno di diverso dagli altri bambini del mondo? Il colore della pelle?
CONVENZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA approvata da un’assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.
Gli Stati parti della presente Convenzione:
Considerato che, in conformità ai principi proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità
inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della
libertà, della giustizia e della pace del mondo.
Quale sarebbe stato il suo futuro?
Quale sarebbe stato il suo futuro? Avrebbe forse fatto la fine di sua madre, costretta sposa a 13 anni di un guerrigliero? Oppure avrebbe dovuto arruolarsi nell’esercito insieme ad altri bambini della sua stessa età? Di certo non avrebbe vissuto la sua infanzia! Ma perché? Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo? Quali erano le sue colpe? Quella di essere nata in quel paese e non dall’altra parte del mondo? Perché non poteva giocare come tutti i bambini? Perché doveva essere costretta a NON giocare, a NON essere una bambina, a NON avere i suoi diritti, a NON poter vivere spensierata, a NON avere la possibilità di aver un’istruzione?
Ogni giorno si faceva queste domande, ogni giorno sperava che la vita che stesse vivendo fosse solamente un sogno, un incubo da cui potersi svegliare, eppure pensava alla vita, alla vita di sua madre e alla vita di tutte le donne di tutti i paesi: perché solamente loro che avevano la sfortuna di essere capitate nella parte sbagliata del mondo, non dovevano avere diritti? Perché le donne? Gli uomini e le donne sono esseri viventi, non sono schiavi né tanto meno oggetti. E perché i bambini dovevano far parte dell’esercito? Dovevano morire per combattere? Perché le bambine dovevano essere date in sposa a uomini che potevano essergli padri? Perché dovevano maltrattarle? Perché? Chi ha potuto pensare di fare delle simili leggi? Perché gli altri paesi non intervengono, non li aiutano?
Aveva paura. Aveva paura del suo futuro: può una bambina aver paura del suo futuro? Non poteva sognare di vivere una vita migliore di questa, non poteva sognare di evadere dalla realtà, non poteva!!! Era una bambina, una donna, una femmina. Questa era la sua disgrazia! Ma perché una bambina deve vivere con il rancore di essere nata donna? Perché nessuno si rende conto di come vengono utilizzate, chiamate? Perché nessuna donna non riesce a mettersi nei loro panni? La verità di questi bambini e di queste bambine la sanno in tutto il mondo, ma nessuno si fa avanti, perché? Cosa li ferma? Tutti i bambini hanno diritto ad avere un’istruzione, perché loro no? Cos’hanno di diverso dagli altri bambini del mondo? Il colore della pelle?
CONVENZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA approvata da un’assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.
Gli Stati parti della presente Convenzione:
Considerato che, in conformità ai principi proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità
inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della
libertà, della giustizia e della pace del mondo.
Flavia Mercuri