Sensibilizzare i ragazzi alla accettazione di sé, della propria personalità e della propria unicità non può avere che come risvolto necessario, come faccia della stessa medaglia, quella dell'accettazione dell'altro, così come è, nel suo modo di essere ragazzo/ragazza/uomo/donna: persona. Ad aiutarci a riflettere su questo, qualche giorno fa, è stata la signora Loretta, vicepresidente dell'Associazione Culturale GruppoLogos.
Il tutto è iniziato...parlando di fatti, non di luoghi comuni: la vita difficile, ma intensa, breve ma vissuta al massimo, di Michel Petrucciani: Loretta ci ha raccontato la storia di questo piccolo grande uomo... ...di quando da piccolo chiese il pianoforte, perché le mani erano l'unica parte che l'osteogenesi imperfetta (o malattia delle ossa di cristallo) gli lasciava indenne... ...di quando i genitori non diedero peso a questa richiesta e gli comprarono il pianoforte giocattolo... ...di quando, finalmente con uno strumento scordato, ma degno di questo nome, cominciò a suonare, rompendosi spesso, per la foga dell'esecuzione... ...di quando, durante un concerto di un famoso jazzista, il pianista si assentò e lui fu chiamato a sostituirlo... ...degli applausi scroscianti che seguirono a quel concerto... ...del nome che presto si diffuse nell'ambiente... ...dell'America a 13 anni... ...delle clavicole rotte o del coccige fratturato durante il concerto, continuando ciononostante a suonare... ...dell'amore per la musica e per le belle donne... ...e della sua fine a 36 anni, per le complicazioni di uno stupido raffreddore. 60 adolescenti ascoltano in silenzio...e spesso mi guardano con degli occhi stralunati, come a dire: "ammazza però che tipo!". Ma la vita di Loretta, che pure non è stata sotto i riflettori, non è da meno, per tenacia e forza di volontà. La malattia le fa visita subito, a 3 anni e da allora camminerà con lei: le ossa che fanno male, che si piegano, la vista che se ne va, la fanno crescere ben più velocemente dei suoi coetanei, ma le tolgono anche molto...Le feste di compleanno a cui lei non era invitata, perché disabile, le gita a scuola, da cui era esclusa, perché "complicata da gestire", le interrogazioni in piedi, anche se non poteva stare ferma, "perché lei era uguale agli altri"... Ma Loretta, con caparbia e testardaggine va avanti: liceo, università, Erasmus in Francia, laurea in filosofi, associazione culturale, saggi, organizzazione incontri. E oggi incontri nelle scuole. Un curriculum che certo fa diventare piccolo piccolo chi parla di bamboccioni, choosy e cocchi di mammà. Loretta parla con sicurezza: il tono di voce è di una donna che ha lottato diventando forte e sicura, quasi severa, con sé stessa. Racconta tutta la sua storia, della sua fatica per laurearsi, facendo prima fotocopie ingrandite, poi registrando sui nastri; delle cose che avrebbe voluto realizzare, ma anche di tante altre che ha realizzato.
Trascrivo qui qualche scambio tra i ragazzi (R) e Loretta (L), per farvi capire di che stoffa è fatta! :-) R: Che pensi quando in strada ti guardano? L: Mi giro, li guardo anch'io, gli dico "Cosa guardi?" e ce li faccio rimanere male! (detto con tono ironico) R: Hai sofferto per amicizia? L: Si, quando non mi invitavano ai compleanni. Ho avuto un'infanzia un po' sola. R: Ti manca una famiglia? L: Qualche anno fa ne sentivo la mancanza, ora non più. Gli uomini nella donna disabile vedono la disabilità, non la donna. E allora sto meglio così. R: Quali sono i tuoi desideri? L: Ne ho tanti, riguardanti soprattutto lo studio e la filosofia. R: Vorresti scrivere qualcosa sui disabili? L: sinceramente no, perché in Italia ai disabili fanno sempre scrivere cose sui disabili. Però, chissà, in futuro. Ma diverse sono anche le domande che lei rivolge ai ragazzi: Avete anche voi amici disabili? Li invitate ai compleanni? Si? No? E gli stranieri [bella tematica sulla quale spero di poter tornare]? Come vi comportate con loro? Chi è straniero di chi? E che vuol dire per voi essere diverso? Tante le riflessioni suscitate dell'incontro, tante le risposte che i ragazzi hanno dato (abbiamo dovuto dire "stop" alle domande! ), tante e profonde le corde intime toccate (come l'esclusione del ragazzo timido, dello straniero...). Presto gli elaborati dei ragazzi ispirati a questo incontro, nella speranza di riavere con noi Loretta e di leggerli e commentarli con lei.
Grazie Loretta!
(Grazie Marisa e AssociazioneCulturale GruppoLogos)
Il 30 Maggio scorso le classi IIe e IIIe della scuola secondaria hanno affrontato lo spinoso tema dei disturbi alimentari, sempre più frequenti tra gli adolescenti: anche se continuano ad essere dei problemi prevalentemente femminili, anoressia, bulimia, binge e altro nell'ultimo decennio stanno diffondendosi anche tra i ragazzi. A tenere l'incontro la psicologa Dott.ssa Alessandra Chiapparelli, responsabile del Consultorio familiare di Palestrina (RM), nonché psicologa, anche presso sportelli d'ascolto in diverse scuole della provincia di Roma. La dottoressa ha introdotto genericamente l'argomento, dopo di che ha mostrato la foto che si deve qui alle sue spalle:
(Naomi Campbell a sinistra e un'emerita sconosciuta magrissima alla sinistra) Quindi ha chiesto: "Chi sono?" Tutti ovviamente hanno riconosciuto (dopo commentini vari....) la Venere nera e nessuno l'altra. Poi ha chiesto? "Chi vi piace di più?" Potete facilmente immaginare la risposta: non c'è stata storia! :-D Le forme di Naomi, le curve mozzafiato hanno fatto strike. E ancora: "E perché vi piace?" Beh...facilmente potete intuire le risposte...che tradurrò con un eufemistico "E' bella, è formosa, è soda". Senza dire null'altro, Alessandra ha poi tirato fuori dalla borsa una palletta, lanciandola d'improvviso verso la classe, dicendola di palleggiare un po':
Tiberio e Robert, però, ben presto, si sono accorti che...la palletta era un po' sgonfia, non rimbalzava, rimaneva a terra... A quel punto i ragazzi hanno capito il vero significato della palletta, di Naomi e della modella "sgonfia", senza tono senza forza. La dottoressa ha quindi chiesto loro: " Perché, secondo voi, le modelle devono essere così sgonfie? Perché voi Naomi la ricordate e l'altra no? cosa guardate dell'una e dell'altra?". Ragionando coi ragazzi, abbiamo concluso che: "Se un corpo è formoso, gli spettatori guarderanno prima il corpo e poi (forse) il vestito; se il corpo è smunto, ci si potrà concentrare solo sul vestito, ricordando solo il vestito": le modelle, donne-stampelle. C'è stata poi una fase di condivisione, durante la quale a tutti, prof compresa :-), la dottoressa ha chiesto: "Cosa cambiereste del vostro corpo?" Tante le risposte: l'altezza, le gambe, i capelli, la pancia...
...e ci siamo poi chiesto quanto tutto questo derivi dai modelli che ci vengono posti... L'incontro si è concluso con una panoramica della sintomatologia dell'anoressia, bulimia e binge e con possibili strategie di intervento, basate per lo più sulla condivisione e la richiesta di aiuto. Un ringraziamento particolare alla Dott.ssa Alessandra Chiapparelli!
Oggi si sono svolti i due incontri iniziali circa la tematica dell'affettività-sessualità, dedicati alle classi IIIe e a cura della dott.ssa Cristiana Pulucci e degli educatori Giusy e Giuseppe. Gli incontri hanno già coinvolto le classi IIe e presto degli alunni ci racconteranno la loro esperienza.
L'incontro, a mio avviso, è stato veramente ben impostato, nelle modalità (ludiche), nei mezzi (video, musiche, spot pubblicitari) e nei contenuti (calibrati alla loro maturità).
Si è diviso l'incontro in più fasi.
Ia fase: attività a coppie.
I ragazzi sono stati fatti sedere a circolo, ma raggruppati a due a due, in modo che potessero guardarsi in faccia bene. In seguito, sono stati distribuiti dei foglietti a ciascuno di loro. Ogni ragazzo doveva scrivere 3 pregi che riteneva di avere e 3 pregi del compagno che aveva di fronte:
Si è quindi passati alla condivisione e alla riflessione insieme: molti hanno detto...di aver "avuto delle piacevoli sorprese" e di "non pensare di avere simili qualità". Hanno anche detto che è stato molto più difficile trovare pregi in sé che non nell'altro:
IIa fase: il gioco
Abbiamo liberato l'aula dai banchi e i ragazzi si sono messi di lato. Sono stati lasciati solo alcuni ostacoli al centro dell'aula. I ragazzi venivano chiamati a coppie a fare il gioco: uno di loro veniva bendato e, dietro indicazione del compagno, doveva fare un percorso molto difficile, seguendo solo le indicazioni verbali dell'amico ("C'è una sedia, scavalcala, passa sotto il banco, inginocchiati, prendi il birillo, gira a destra...")
Inutile dire che qui i ragazzi si sono divertiti tantissimo!!!
IIIa fase: visione di un filmato (che non è rintracciabile on line) veramente molto appropriato:
partendo dalle scritte che i ragazzi lasciano sulle panchine (luogo dove passano vari affetti: gli amici, le coppie, i nonni coi nipoti...), si facevano delle piccole riflessioni e si lanciava qualche interrogativo aperto. Il filmato terminava con un'immagine di un bellissimo albero, robusto e poderoso con tanti rami: si spiegava he era la metafora dell'amore e dei suoi risvolti (amore filiale, amore tra due persone, amore verso un genitore, amicizia...)
IVa fase: La loro visione d'amore
Di nuovo ai ragazzi è stata data la possibilità di esprimere le loro idee, in modo libero e anonimo. In seguito, Giuseppe e Cristiana hanno letto i bigliettini e Giusy ha appuntato le idee alla lavagna:
Curiosissimo che nei bigliettini ci fosse scritto in uno che l'amore era tutto e in un altro l'esatto opposto, niente!
V a fase: come l'amore è raccontato oggi:
Cristiana, Giuseppe e Giusy avevano selezionato degli spot pubblicitari: li abbiamo visti insieme e commentati:
Abbiamo infine ascoltato questa canzone (spassosissima):
Questi materiali sono stati quindi confrontati con quanto detto da loro poco prima: hanno individuato alcune parole chiavi e ne è nato una bella discussione. -------------------
Dopo due ore di attività, Cristiana, Giusy e Giuseppe hanno terminato l'incontro in modo...volutamente aperto, stimolando piuttosto altre domande o riflessioni:
Ci hanno lasciato con questa canzone:
Arriverci al 7 Giugno, data per la quale i ragazzi dovranno riflettere e scrivere riguardo a questo
CONSIDERANDO CHE L'AMORE NON HA PREZZO, SONO DISPOSTO A TUTTO PER AVERNE UN PO': cosa è per te questo tutto?
Oggi si è svolto il secondo incontro in presenza del Progetto Valeo. Questa volta, l'argomento è stata la tossicodipendenza e a parlare con noi sono stati due ragazzi che hanno vissuto l'esperienza della droga. Uno in modo diretto, l'altro come familiare di una vittima della droga.
Per tutelare la loro privacy, li chiameremo con nomi fittizi: Luca il ragazzo che ha sperimentato su di sé l'esperienza della droga e Filippo quello ha vissuto indirettamente l'esperienza . Mi pare un atto dovuto, per chi non ha avuto remore a raccontare la propria vita e che, ora che si è riabilitato nel lavoro e nella società, vuole tutelare quello che ha (ri)costruito. Per lo stesso motivo, non pubblico foto dell'incontro.
L'incontro è durato quasi due ore ed è stato condotto per la maggior parte da Luca che ha raccontato quando, in realtà già abbastanza maturo (21 anni) ha iniziato l'infelice avventura nel tunnel della droga: un inizio così, quasi per scherzo, per emulazione, per condivisione o condizionamento. Dice più volte che non gli mancava nulla in particolare, anche se forse in casa il clima non era dei migliori. Racconta quindi delle volte che è stato veramente male, degli amici che non ce l'hanno fatta, della sua vita di strada; racconta, però, anche della sua instancabile voglia di vivere e di quanto lo sport gli sia servito per uscirne fuori . Racconta e interagisce coi ragazzi che chiedono, domandano, vogliono sapere: -"A che età hai iniziato?" -" Che fine ha fatto quel tuo amico?" -"I tuoi genitori quando se ne sono accorti?" -"Come ne sei uscito?" -"Hai problemi fisici oggi?" Luca non si sottrae e risponde alle domande in modo esplicito, senza riserva alcuna, perché "si faccia tesoro degli errori", ripete più volte.
Intenso e toccante è stato il breve intervento di Filippo, che ha visto il fratello distruggersi per eroina: la sua commozione e le sue lacrime hanno raggelato tutti in sala e sono valse più di mille parole di educatori e insegnanti. La tragedia della droga dalla viva voce di chi non ha potuto far altro che assistere allo stillicidio...I ragazzi hanno percepito il dolore e lo hanno sostenuto con un sentito e caldo applauso.
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In attesa delle riflessioni dei ragazzi, scrivo di getto alcune mie:
Parlare della droga non è affatto facile, perché la realtà di cui si parla è dura, crudele, senza mezze misure, una realtà che abbrutisce. E da insegnante si ha paura che i ragazzi possano non essere pronti. Oggi ho avuto conferma che spesso le paure di noi adulti sono eccessive e castranti per i ragazzi, molto più "grandi" di quello che appaiono ai nostri occhi: l'inconscio istinto di preservarli dalla crudezza di certa realtà non li favorisce, tutt'altro, li rende disorientati più di quanto questa società frammentata non faccia. Durante le due ore di dibattito, durante il quale Luca non ha affatto sorvolato sugli aspetti più drammatici della sua esperienza, i ragazzi sono stati attenti, quasi ipnotizzati: ascoltavano, commentavano tra di loro, tornavano ad ascoltare ed infine chiedevano di saperne di più. Dalle domande e dall'interesse (60 adolescenti in un'unica stanza, in silenzio a 5a e 6a ora per 2 ore di fila), penso che i ragazzi abbiamo apprezzato molto l'incontro. Sono felice di vedere che i ragazzi hanno molta meno paura della vita di noi adulti.
Luca ce l'ha fatta da solo: non è stato in comunità, anche se ha avuto attorno persone esterne che lo hanno sostenuto. Ma in realtà Luca non era solo: c'era lo sport con lui. Lo ha ripetuto tantissime volte. Sia prima che durante la tossicodipendenza, non ha mai mollato gli allenamenti di arti marziali o di palestra, anche se, ovviamente, le prestazioni erano calate di molto: lo sport lo ha sostenuto, lo ha tenuto attaccato alla vita, non gli ha permesso mai di toccare veramente il fondo, perché l'allenamento gli ricordava che ERA UNA PERSONA. Ecco cosa ha permesso a Luca di uscire dalla droga: IL RISPETTO PER SE STESSO COME PERSONA. Luca oggi ci ha insegnato che per prevenire e uscire dal disagio OCCORRE RISPETTARE SE STESSI E LA PROPRIA VITA. Il disagio si cura con il rispetto e l'amore, quale sia e quanto grande sia.
L'esperienza poi di Filippo, invece, ha fatto riflettere su quanto la vita di ognuno non sia "un qualcosa di privato e personale", ma sia un bene collettivo: dire "la vita è mia e ne faccio quello che voglio" è un atto di grande egoismo, visto che attorno a ciascuno di noi ci sono una serie di affetti sui quali possono ricadere le nostre scelte sbagliate. La vita è nostra nella misura in cui ne godiamo rispettando chi ci sta attorno e ci vuole bene. Le lacrime di Filippo per il fratello dicono questo: un ragazzo si è lasciato morire, lasciando un peso immenso in chi gli è stato a fianco. NON DROGARSI VUOL DIRE ANCHE RISPETTARE GLI ALTRI.
Ringrazio tantissimo Luca e Filippo, per quello che oggi ci hanno raccontato e fatto riflettere; ringrazio la Prof.ssa Marisa Tola, senza la quale oggi non avremmo avuto la possibilità di avere questo incontro. Da ultimo ringrazio i ragazzi per aver partecipato e interagito senza barriere, sicura che questo semino gettato oggi...fiorirà prima o poi.
I testi che pubblico sono il frutto di questa attività descritta sul blog Arringo (cliccare QUI): a seguito della lettura del capitolo di Azzeccagarbugli nei Promessi Sposi e dopo alcuni dibattiti, i ragazzi hanno messo mano alla penna e hanno trascritto riflessioni e sentimenti.
Ecco a voi gli elaborati:
A seguito dell'incontro con Pierluigi Sanna, i ragazzi stanno di nuovo tornando sull'argomento, attraverso varie attività:
1) ATTIVITA' IN CLASSE (COLLETTIVA) Stesura del seguente testo argomentativo:
Viviamo un momento storico difficile per il nostro stato: la politica sembra essere naufragata irrimediabilmente nella corruzione e nell’arrivismo ed essersi dimenticata della sua finalità di tutela dei diritti e dei doveri di ogni singolo cittadino. Notizie di ammanchi di denaro pubblico, di appalti truccati, di concorsi pubblici manovrati da uomini corrotti arrivano sulle pagine dei giornali o sugli schermi televisivi: tutto questo sta allontanando sempre di più i giovani dall’affezione alla politica e allo stato, sta distruggendo il senso di appartenenza e il dovere dell’impegno morale. Condividi queste affermazioni? Pensi che la politica sia veramente un servizio alla comunità o piuttosto una strada più breve per soddisfare avidità personali? Esponi in modo argomentato la tua opinione.
Testi a disposizione, come ausilio alla stesura:
Discorso di Pietro Calamandrei agli studenti di milano, 1955)
Lettera di Pertini alla madre, durante il confino a Pianosa
articoli Costituzione)
2) ATTIVITA' INDIVIDUALE (A CASA) Stesura di due testi a scelta tra i seguenti: A seguito dell’incontro con Pierluigi Sanna, prova a esprimere le tue idee e riflessioni nel modo che trovi più confacente a te (2 testi):
1. Poesie: scrivi sottoforma di poesia cosa è per te la legge e la libertà, che cosa donano agli uomini, quali beni possono arrecare alla vita degli uomini, cosa accadrebbe se non ci fossero. Usa similitudini, metafore, personificazioni, inversioni e altre figure retoriche che possono aiutarti ad esprimere quello che pensi. Puoi usare, se vuoi, il verso spezzato di Ungaretti e degli ermetici, in modo da dare più risalto ad alcune parole.
2. Prosopopea: consiste nel far parlare un oggetto inanimato. Immagina di far vivere la nostra costituzione! Cosa direbbe ai giovani di oggi? Cita alcuni articoli (soprattutto 1-12). Puoi svolgerla sia come poesia che come prosa.
3. Siedi in Assemblea Costituente: stai finalmente per mettere nero su bianco i diritti del popolo italiano, appena uscito dalla dittatura fascista. Stai per mettere fine ad un’età di soprusi e di angherie. Stai per gettare le basi di un’Italia migliore. Descrivi i tuoi pensieri, paure, speranze, usando le tecniche narrative apprese quest’anno (monologo, DIL, descrizioni –primo piano, carrellata, zoom-)
4. Scrivi un dialogo tra due giovani, uno dei quali afferma che la politica è corrotta e basta e uno che sostiene la tesi opposta. Usa i principi del testo argomentativo e i connettivi logici all’interno delle battute.
Per parlare di disagio e difficoltà, occorre non solo trattare delle problematiche e dei risvolti complessi nella psicologia dei ragazzi, ma (soprattutto) contrapporre modelli educativi, valoriali molto forti, capaci di avere potere costruttivo molto forte. Cosa infatti si potrebbe costruire su basi affatto salde e sicure?
E così, dopo aver parlato di rispetto (QUI il primo seme di riflessione), eccoci a parlare di LEGALITA', di rispetto delle regole, ovvero di LIBERTA'. Spesso nelle nostre classi abbiamo parlato di quanto siano (paradossalmente) necessarie le regole affinché ciascuno di noi sia libero. E' IL PARADOSSO FONDAMENTALE DELLE SOCIETA' DEMOCRATICHE: perché ci sia libertà, occorre limitarla.
E quali sono i limiti della libertà? Facciamo rispondere Primo Levi:
Dateci qualche cosa da distruggere,
una corolla, un angolo di silenzio,
un compagno di fede, un magistrato,
una cabina telefonica,
un giornalista, un rinnegato,
un tifoso dell'altra squadra,
un lampione, un tombino, una panchina.
Dateci qualche cosa da sfregiare,
un intonaco, la Gioconda,
un parafango, una pietra tombale.
Dateci qualche cosa da stuprare,
una ragazza timida
un'aiuola,noi stessi.
Non disprezzateci:siamo araldi e profeti.
Dateci qualche cosa che bruci,offenda,tagli,sfondi,
sporchi,
che ci faccia sentire che esistiamo.
Dateci un manganello o una Nagant,
dateci una siringa o una Suzuki.
Commiserateci.
(Primo Levi)
Distruggere, sfregiare, stuprare, bruciare, offendere non sono libertà: portano solo COMMISERAZIONE.
E così coi ragazzi delle classi seconde e terze, grazie al lavoro e alla collaborazione fondamentali della Prof.ssa Tola, abbiamo organizzato un incontro con Pierluigi Sanna, giovane studente di lettere, appassionato di costituzione e di ragazzi al punto tale che da tempo "gira" per le scuole per parlare di legalità, stato, doveri, bene comune, cittadinanza. Un ragazzo, dunque che parla ai ragazzi di temi che, purtroppo, condotte politiche e morali di molti nostri rappresentanti, presenti e passati, stanno sgretolando, a favore del disimpegno, del qualunquismo e dell'indifferentismo. Il 3 Maggio Pierluigi...ha fatto Stato con noi.
Pierluigi ha iniziato richiamando tutti, ragazzi e adulti, a non considerare "brutta" la politica solo perché ci sono "brutti" esempi di politica: ha richiamato i valori dell'impegno civile per amore di se stessi e di chi ci sta accanto, ha ricordato che fare politica è tutto ciò che comporta un bene per sé e per gli altri, ha sottolineato che FARE POLITICA E' SOSTENERSI A SCUOLA, COLLABORARE CON I COMPAGNI PER IL BENE DELLA CLASSE, ESSERE ATTIVI DURANTE LA LEZIONE, IMPEGNARSI PERCHE' A SCUOLA, IN CASA O A SAN VITO CIO' CHE NON VA POSSA TROVARE UNA STRADA PER MIGLIORARE.
E a queste parole non potevo non ricordare Don Lorenzo Milani:
“Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”
A questo punto, dialogando coi ragazzi, Pierluigi è passato a leggere e a commentare alcuni articoli della Costituzione, scegliendoli anche in base all'interesse o alle domande dei ragazzi.
Abbiamo letto e commentato gli artt 1, 3, 5, 8, 11, 15, 16, 21, 27, 30, 32, 34, 37, 57: abbiamo parlato di repubblica, di repubblica fondata sul lavoro, di uguaglianza davanti alla legge, di Cattaneo e della sua patria indivisibile (in barba a politici attuali), della libertà di scrivere e del no alla censura della stampa, della pena di morte (tanto avversata, 200 anni prima, dal grande Cesare Beccaria), del diritto alla salute, della scuola e della libertà di insegnamento, del ripudio della guerra come risoluzione di controversie internazionali. Temi attualissimi, nonostante i 60 anni abbondanti della nostra Costituzione.
Tanti sono stati i testi che Pierluigi ha citato a commento di questi articoli, ma qui vorrei elencare quelli che (perdonatemi) sono a me più cari: l'immenso Calamadrei, con il suo discorso agli studenti di Milano nel 1955 (QUI testo completo) e la lettera dal carcere del ferreo e combattivo Pertini a sua madre, colpevole, lei, di aver chiesto la grazia al Duce per il proprio figli, da tanti anni al confino a Pianosa (QUI il testo - prima lettera del documento-):
Qui alcuni passi a mio avviso più significativi: "per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani. La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica. E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda.” Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe”,….“che c’è!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice ”che me ne importa, non è mica mio!” Questo è l’ indifferentismo alla politica. [...] Ora vedete, io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie” ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini. O quando io leggo nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge” ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’articolo 5 ”La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali” ma questo è Cattaneo! O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi! O quando leggo all’art. 27 “Non è ammessa la pena di morte” ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria!!
Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!! Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione
Qui invece un bellissimo e giustamente famoso discorso di Pertini ai giovani, conciso e forte, come lui:
"Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
In IIA, i ragazzi stanno approfondendo la tematica del bullismo, diasgio sempre più diffuso tra gli adolescenti, come testimoniano i sempre più numerosi casi di cronaca: sempre più frequentemente ragazzi inquieti sfogano il proprio malessere su compagni più fragili e introversi, riempiendo la vita delle loro vittime di umiliazioni, soprusi, violenze fisiche e psicologiche.
Unica arma di difesa contro il bullismo è la denuncia presso il mondo degli adulti (genitori, insegnanti, amici), che possono aiutare il ragazzo vittima a uscire dal timore e il bullo ad affrontare veramente le ragioni del suo comportamento deviato.
Ecco quindi a voi il testo informativo che Sofia Angelocola ha scritto sulla tematica del bullismo: --------------------------------
Si parla di bullismo (dal termine inglese "bulling" e cioè prevaricare) quando ci si riferisce ad azioni aggressive o di prepotenza, che avvengono ripetutamente e di proposito, al fine di danneggiare una o più persone. Per parlare di bullismo devono essere presenti tre caratteristiche:
Il bullo assume comportamenti fisici, verbali e/o piscologici intenzionalmente, con l'obbiettivo di offendere e di ridicolarizzare la vittima.
Anche se si parla di bullismo solo riferendosi ad un singolo atto di violenza, il rapporto bullo-vittima viene a crearsi dopo il susseguirsi di vari atti di bullismo.
Spesso c'è disuguaglianza tra il bullo che agisce e la vittima che non ha il coraggio di difendersi; generalmente il bullo è in gruppo mentre la vittima è sola.
Si parla di prepotenza quando due o più ragazzi, dicono alla vittima cose offensive, gli danno calci, pugni, quando gli inviano biglietti con parolacce ed offese o nello stesso momento in cui nessuno gli proferisce parola, per paura di essere preso di mira o di essere escluso.
Non si tratta invece di prepotenza quando due ragazzi, più o meno della stessa forza, litigano o fanno la lotta.
Il bullismo può essere di due tipi: diretto o indiretto.
Nel primo caso la vittima viene attaccata fisicamente e/o verbalmente, insultandola, rubando cose di sua proprietà o evidenziando caratteristiche inerenti alla propria religione, alla propria nazionalità e all'aspetto fisico.
Nel secondo caso, invece, il danno recato al ragazzo attaccato da bulli è meno grave, infatti consiste semplicemente nell'isolarlo dal gruppo.
Nelle scuole, per il 70,86% si registrano prese in giro, per il 29,53% scherzi eccessivi, per il 26,83% esclusioni dai gruppi più numerosi, per il 49,29% insulti, per il 25,80% minacce, per il 22,59% furti poco gravi, per l'11,30% furti importanti, per il 9,11% estorzioni di denaro e per il 24,01% aggressioni fisiche.
Il bullismo sembra divenire un fenomeno sempre più diffuso: ben il 41% dei bambini e il 46,6% degli adolescenti ha minacciato o picchiato un compagno. Il bullismo viene quindi praticato principalmente nelle scuole primarie e secondarie. In 5 scuole medie, è risultato che, il 30% degli alunni, aveva subito almeno una volta aggressioni indirette o dirette. Man mano che si cresce gli atti di bullismo diminuiscono, ma ci sono ragazzi, pochissimi, che continuano a comportarsi in questo modo. Spesso il bullo si comporta come tale per mascherare la sua fragilità e farsi vedere, al contrario, forte e prepotente; oppure per paura di essere escluso dai suoi coetanei. Negli istituti professionali le vittime spesso sono ragazzi che hanno bei voti, mentre nei licei il bullismo è indiretto. Anche le ragazze, alle volte, tendono ad assumere comportamenti aggressivi, spesso violenti.
Nelle scuole per il 14,36% il bullismo avviene negli spogliatoi, per il 15,99% nei corridoi, per il 28,84 % nelle classi, per l'1,60% nei bagni, per il 7,77% nei cortili e per il 21,44% durante il traggitto casa-scuola e viceversa.
Davanti ad atti di bullismo il ragazzo attaccato viene spesso isolato: infatti si teme di essere presi di mira oppure presi ripetutamente in giro. Le vittime non si confidano con nessuno (genitori, insegnanti, preside e compagni di classe), perchè pensano di essere derisi ancora di più.
Nelle scuole per il41,58% tifano per il bullo, per il 15,29% escludono la vittima, per il 45,25% fanno finta di nulla, per il 16,09% aiutano il più debole, per l'8,01% escludono il bullo e per il 4,44% sono spaventati.
Per non essere vittime basta parlare con gli altri delle varie azioni aggressive, perchè il silenzio protegge i bulli e, se non si raccontano questi fatti, si rischia di surbirne man mano di più, a volte, anche in forma più grave. Dobbiamo infine ricordare che non ricevere atti violenti a scuola è un diritto di tutti e che non si deve aver paura di parlare e di schierarsi dalla parte della vittima, com'è è giusto che sia.