E così, dopo aver parlato di rispetto (QUI il primo seme di riflessione), eccoci a parlare di LEGALITA', di rispetto delle regole, ovvero di LIBERTA'. Spesso nelle nostre classi abbiamo parlato di quanto siano (paradossalmente) necessarie le regole affinché ciascuno di noi sia libero.
E' IL PARADOSSO FONDAMENTALE DELLE SOCIETA' DEMOCRATICHE: perché ci sia libertà, occorre limitarla.
E quali sono i limiti della libertà?
Facciamo rispondere Primo Levi:
Dateci qualche cosa da distruggere,
una corolla, un angolo di silenzio,
un compagno di fede, un magistrato,
una cabina telefonica,
un giornalista, un rinnegato,
un tifoso dell'altra squadra,
un lampione, un tombino, una panchina.
Dateci qualche cosa da sfregiare,
un intonaco, la Gioconda,
un parafango, una pietra tombale.
Dateci qualche cosa da stuprare,
una ragazza timida
un'aiuola,noi stessi.
Non disprezzateci:siamo araldi e profeti.
Dateci qualche cosa che bruci,offenda,tagli,sfondi,
sporchi,
che ci faccia sentire che esistiamo.
Dateci un manganello o una Nagant,
dateci una siringa o una Suzuki.
Commiserateci.
(Primo Levi)
Distruggere, sfregiare, stuprare, bruciare, offendere non sono libertà: portano solo COMMISERAZIONE.
E così coi ragazzi delle classi seconde e terze, grazie al lavoro e alla collaborazione fondamentali della Prof.ssa Tola, abbiamo organizzato un incontro con Pierluigi Sanna, giovane studente di lettere, appassionato di costituzione e di ragazzi al punto tale che da tempo "gira" per le scuole per parlare di legalità, stato, doveri, bene comune, cittadinanza. Un ragazzo, dunque che parla ai ragazzi di temi che, purtroppo, condotte politiche e morali di molti nostri rappresentanti, presenti e passati, stanno sgretolando, a favore del disimpegno, del qualunquismo e dell'indifferentismo.
Il 3 Maggio Pierluigi...ha fatto Stato con noi.
Pierluigi ha iniziato richiamando tutti, ragazzi e adulti, a non considerare "brutta" la politica solo perché ci sono "brutti" esempi di politica: ha richiamato i valori dell'impegno civile per amore di se stessi e di chi ci sta accanto, ha ricordato che fare politica è tutto ciò che comporta un bene per sé e per gli altri, ha sottolineato che FARE POLITICA E' SOSTENERSI A SCUOLA, COLLABORARE CON I COMPAGNI PER IL BENE DELLA CLASSE, ESSERE ATTIVI DURANTE LA LEZIONE, IMPEGNARSI PERCHE' A SCUOLA, IN CASA O A SAN VITO CIO' CHE NON VA POSSA TROVARE UNA STRADA PER MIGLIORARE.
E a queste parole non potevo non ricordare Don Lorenzo Milani:
“Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”
A questo punto, dialogando coi ragazzi, Pierluigi è passato a leggere e a commentare alcuni articoli della Costituzione, scegliendoli anche in base all'interesse o alle domande dei ragazzi.
Abbiamo letto e commentato gli artt 1, 3, 5, 8, 11, 15, 16, 21, 27, 30, 32, 34, 37, 57: abbiamo parlato di repubblica, di repubblica fondata sul lavoro, di uguaglianza davanti alla legge, di Cattaneo e della sua patria indivisibile (in barba a politici attuali), della libertà di scrivere e del no alla censura della stampa, della pena di morte (tanto avversata, 200 anni prima, dal grande Cesare Beccaria), del diritto alla salute, della scuola e della libertà di insegnamento, del ripudio della guerra come risoluzione di controversie internazionali. Temi attualissimi, nonostante i 60 anni abbondanti della nostra Costituzione.
Tanti sono stati i testi che Pierluigi ha citato a commento di questi articoli, ma qui vorrei elencare quelli che (perdonatemi) sono a me più cari: l'immenso Calamadrei, con il suo discorso agli studenti di Milano nel 1955 (QUI testo completo) e la lettera dal carcere del ferreo e combattivo Pertini a sua madre, colpevole, lei, di aver chiesto la grazia al Duce per il proprio figli, da tanti anni al confino a Pianosa (QUI il testo - prima lettera del documento-):
Qui alcuni passi a mio avviso più significativi:
"per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani. La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica. E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda.” Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe”,….“che c’è!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice ”che me ne importa, non è mica mio!” Questo è l’ indifferentismo alla politica.
[...]
Ora vedete, io ho poco altro da dirvi.
In questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.
E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane.
Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie” ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini.
O quando io leggo nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge” ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’articolo 5 ”La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali” ma questo è Cattaneo!
O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi!
O quando leggo all’art. 27 “Non è ammessa la pena di morte” ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria!!
Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!! Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione
Qui invece un bellissimo e giustamente famoso discorso di Pertini ai giovani, conciso e forte, come lui:
"Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
A presto con gli elaborati dei ragazzi!
Prof. Galizia
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