lunedì 19 dicembre 2011

Io un'adolescente: poesie sull'adolescenza -1- IIIA


Cosa diremmo quando, invecchiati, incontreremo la nostra gioventù?


 Siamo partiti da questa frase, per parlare e riflettere insieme sull'adolescenza.
Come punto di partenza, un testo della poetessa polacca Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1966. 

A voi, una bella pagina di…intimità. 

Io – un’adolescente?
Wisława Szymborska


Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?
Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?
Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.
Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.
In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.
Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti
Lei sa poco –
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più
ma non in modo certo.

Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.
Leggo quelle poesie, le leggo.
Be’, forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.
La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.
Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.
Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -
Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.
La conservo ancora.



Un intenso dialogo tra …sé e sé, ma a distanza di anni, con un io sdoppiato, che fa fatica a riconoscersi tanto nelle sembianze giovani, quanto in quelle ormai rugose e lente della vecchiaia.

Un dialogo che è un tormento, dato che è di fatto un rifiuto a comunicare, un parlare quasi doveroso, un insieme di parole strozzate: le parole riescono ad uscire solo quando l’”altro” non c’è, solo davanti ad un oggetto comune lasciato lì a far da ponte tra le due alterità.

E parlando con i diversi sé, si scopre quali siano le caratteristiche sia dell’adolescenza e dell’età matura.
  
Così i ragazzi di IIIA hanno reinterpretato a modo loro la poesia, facendone ricalchi personali, immaginando ora un dialogo con il loro sé adulto, ora con quello bambino.

Buona lettura




Io un bambino 


Ti vedo davanti a me
felice e spensierato
incosciente di quel che succede
e di quello che succederà.
Perché proprio tu?

Credo di sentir invidia
nel vederti così,
come se non avessi preoccupazioni,
credendo di far giusto.


Ma non è così
Vedo i tuoi occhi
il tuo sorriso
pieno d'allegria
che attende di giocare
fare nuove esperienze
conoscere quello che intorno a noi,
senza paura delle conseguenze
e di quello che succederà





ti guardo e mi ricordo
i litigi,le amicizie e le cose belle successe
sognando di esser te
come una persona libera
e senza responsabilità

Ti riconosco e ti ricordo.




Tiberio Carp




Io una bambina

Chi sei?
Ti conosco?
Da dove vieni?

Mi saluta,
mi abbraccia,
mi parla…

non la riconosco,
eppure abbiamo
gli stessi
occhi

i suoi…
più luminosi,
più vivi,
più ridenti

non la riconosco,
eppure abbiamo
gli stessi parenti
i suoi…
sempre accanto
a lei,
sempre disponibili,
sempre insieme

non la  riconosco…
siamo cosi diverse ormai…
siamo cosi estranee…


il tempo è passato,
passa e
passerà

Qualcosa
Ci unisce…

quelle bianche
perle
che la nonna
ci regalò

conservano ancora
vivo
il loro
luccichio…
                           
                                            

Testa Costanza III A






Rughe

Io un’adulta




Se qui, ora, d’improvviso,

mi comparisse davanti,
saprei riconoscerla?
Saprei salutarla e
ringraziarla della sua gentile visita?

Riuscire a guardarla negli occhi,
apprendere le sue lezioni di vita,
mostrargli le mie deboli fantasie?
O forse dovrei solo abbracciarla
perché nata nel mio stesso giorno?

Siamo così diverse,
così incompatibili.
Forse soltanto gli occhi,
sono gli stessi:
il tuo sguardo è diverso dal mio.

E’ lo sguardo di qualcuno che
sembra sappia tutto
della vita.

La tua pelle è ruvida,
piena di imperfezioni.
I tuoi occhi sembrano
più piccoli e spenti.
La tua figura è
più minuta.

Le tue sopracciglia sono
meno folte.
I tuoi capelli sono
ormai canuti.

La mia pelle è liscia,
priva di imperfezioni.
I miei occhi sembrano
più grandi e vivi.
La mia corporatura è
alta e forte.


Le mie sopracciglia sono
folte e nere.

I miei capelli sono
lunghi e scuri.

Siamo così disuguali,
così opposte.
Così differenti sono anche i nostri pensieri,
le nostre parole.
Io so poco.
Lei sa molto di più.

Se solo potesse parlarmi,
mi direbbe che ho
la testa fra le nuvole e
che non prometto nulla di buono.

La sua precisione
mi spaventa un po’.
La mia sbadataggine non ha
niente a che fare con lei.

Rimpiange il mio volto.
Sul suo compaiono solo
rughe.
Rughe di esperienza.
Rughe di vita.

Non c’è conversazione.
Soltanto paure.
Paura di ricordare.
Paura di immaginare.
Paura dei giudizi.
Paura di essere immaturi.

Io vivo di sogni,
di fantasie.
Lei vive di ricordi.

Se penso che i miei occhi
saranno suoi,
che le sue rughe
saranno mie...

Rabbrividisco.



Elisa Carrarini


Io...un'adulta?
Ecco io l’ho sognata,
veramente non so se era un sogno.

Quante cose avrei voluto dirle,
miliardi, da riempire un cielo stellato
nella notte di San Lorenzo.

Quella notte eravamo io e lei
e il tempo,
quello avrei voluto non finisse mai.

Incredibile come mi rispecchiavo in lei,
quella donna misteriosa,
il viso, gli occhi,
pieni di esperienza ,
rispetto ai miei,
ma così uguali che potevamo essere
la stessa persona, un giorno.

Non faceva altro che guardarmi,
come una mamma guarda sua figlia.

Poi piange, e
Nelle sue lacrime io vedo me,
che strana sensazione.

Avrei forse dovuto consolarla?
Non l’ho fatto.

Le sorridevo, incosciente, indifferente.

Lei era la donna vissuta,
ed io la bambina sognatrice.



Non riuscivamo a capirci, 
io parlavo e lei 
parlava, ma nessuno in 
fondo lo stava facendo. 

Lei potrà solo rimpiangere il suo passato 
e me, 
man mano conterà i giorni, 
ed io avrò ancora tutta una vita ad 
aspettarmi. 
Ora però dovevo preoccuparmi
di e
ssere la bambina, e 
Quando diventerò Lei, 
la ricorderò come è stata
e forse 

un tempo
la rivedrò
come sarà.


Allora la donna giovane sarò io. 

Per ora era solo un sogno. 




Cecilia Bernardini 


Io...un adulto?

Sarò cosi,
cosi... cosi grande,
cosi... con quella barba
che mi copre il viso.

Cosi... con più...
Responsabilità,
Libertà,
ma non sarò più libero.

Non mi riconosco,
non so chi sono,
ma sono io.

Un altro me,
un'altra persona,
ma sempre la stessa.

Tutto cambierà, 
non saprò più chi ero, 
solamente saprò chi sono, 
sempre io, 
ma diversamente. 

Non so chi sarò, 
comunque sarò io. 
Per adesso so chi sono. 

Guglielmo Ruggeri







Io...una bambina

Ho versato una lacrima
per te,
ti ho salutato come se fossi
una persona cara,
perché siamo nate lo stesso giorno

Siamo così dissimili.
Forse gli occhi sono
uguali,
ma in te c'è una luce che
brilla,
le ciglia sono lunghe
e
gli occhi truccati.

Forse qualcosa ci lega
parenti o conoscenti.


Diverse nei 
pensieri e 
nelle parole, 
ma uguali con il 
cuore e l'anima. 

Solo una fascia di 
tempo ci divide 
e per questo 
non ti rivedrò 
più e ti 
conserverò nel 
cuore. 

Brikena Komini





Ragazzi, incollate nei commenti le poesie che devono essere inserite o create post. 


 La prof. Galizia

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